Zi’ Paolo

Zi’ Paolo: una gran bella secca alle Formiche di Grosseto

Così si presentano per chi proviene da ovest i tre scogli delle Formiche di Grosseto

Così si presentano per chi proviene da ovest i tre scogli delle Formiche di Grosseto

 

Spesso si vedono delle vignette con lo “sfigato” di turno che se ne sta seduto sotto una palma, su un’isola poco più grande di uno scoglio, con la pinna di uno squalo che solca l’acqua girando incessantemente attorno al provvidenziale lembo di terraferma. È l’iconografia classica del naufrago. Nell’immaginario collettivo, uno scoglio in mezzo al mare è l’ancora di salvezza, l’ultima possibilità per sperare di portare a casa la pelle. Chissà quante volte abbiamo immaginato una simile situazione o scherzato con gli amici per ingannare il tempo durante una bolentinata al largo… naturalmente per esorcizzare la paura! D’altronde, siamo fatti per vivere sulla terra e respirare ossigeno, non filtrare quello che c’è nell’acqua con le branchie, come fanno i pesci: il mare non è il nostro habitat ed è saggio guardarlo e affrontarlo con il dovuto rispetto. Se incute timore da terra, figuriamoci al largo. Meno male che ci sono le… oasi rocciose dove l’acqua è blu intenso: la speranza per il nostro ipotetico naufragio e, più spesso, un bel posto dove le catture arrivano a ripetizione!

 

UNA DIETRO L’ALTRA

Sulle carte nautiche evidenziati tre scogli denominati “la grande”, “quella di mezzo” e la “formichina”: sono le Formiche di Grosseto, tre isolotti in fila uno dietro l’altro, come le formiche appunto, che messi insieme formano una superficie di circa 1.500 metri… poco più che scogli, grandi ma sempre scogli. Sono al largo della costa toscana, a circa 10 miglia da Marina di Grosseto, e solo la Formica Grande è segnalata, grazie a un piccolo faro alimentato a pannelli solari, come avvertimento per i naviganti durante le ore notturne. Per trovare la Formica Grande con il Gps basta impostare le coordinate 42034/638″ N, 01 0052’847″E. Tutta la zona è ottima per la pesca, ma c’è un punto particolare, bellissimo: la Secca di Zi’ Paolo, con il cappello a soli -4 metri.

carta nautica. La secca di Zi paolo si vede a nord della formica grande

carta nautica. La secca di Zi paolo si vede a nord della formica grande

 

SI PESCA SEMPRE… O QUASI

42034’929″N 010052’435″E: ecco le coordinate per trovare Zi’ Paolo, un posto così ricco di pesce che anche dopo una sola uscita diventa… un caro amico. Il bassofondo si nota facilmente: se le acque sono limpide, il cappello della secca si vede bene dalla superficie anche a occhio nudo. Caratteristici della zona sono i fondali di scoglio con gorgonie e strapiombi improvvisi. La franata di terra, quella verso Castiglione della Pescaia, sprofonda quasi a picco a oltre 90 metri: Verso ovest-sud/ovest degrada più dolcemente con scalini a -25, -35, e -50 metri per poi arrivare ai -90. Le caratteristiche fanno sì che quasi tutto l’anno la corrente sia sostenuta e marcata la presenza di pesce. Le tanute ci sono sempre, ma il periodo migliore va da gennaio a marzo. Leggermente diversa la situazione dei dentici, in alta concentrazione, che però affondano in estate. ln primavera e in autunno, ottima la pesca ai pelagici, soprattutto palamite a light drifting.

Nicola Perosi. nazionale di Surf Casting ed amnante della pesca dalla barca è un assiduo frequentatore della secca di Zi Paolo

Nicola Perosi. nazionale di Surf Casting ed amnante della pesca dalla barca è un assiduo frequentatore della secca di Zi Paolo

 

Le specie, le tecniche

Le specie, le tecniche, il periodo e le esche

ANCORAGGIO PERFETTO

Considerato che le migliori postazioni sono a ovest e a sud-est del cappello, le condizioni ottimali per una pesca ricca si hanno con venti di direzione ovest-nord/ovest, est-nord/est ed est-sud/est. L’ancoraggio va fatto gettando un ferro a rampino con marre pieghevoli nei pressi del cappello, lasciandosi trasportare dal vento verso le acque più profonde. La prima sosta viene fatta solitamente su punti tra -23 e -35 metri; in assenza di mangiate tentiamo in zone più profonde, intorno ai -50 metri. Un’ancora a marre pieghevoli è quasi obbligatoria perché ci permette di fermarci subito ma, soprattutto, ha una presa sicura sui fondali rocciosi. Le marre mobili, inoltre, sono necessarie per agevolare il recupero dell’ancora: se si incaglia, basta tirare fino a quando la marra interessata si piega e si recupera il tutto. ln commercio ci sono due ancore di questo tipo: in ferro zincato la più economica, in acciaio inox la più costosa. E importante scegliere l’accessorio nelle dimensioni adatte all’imbarcazione e considerando che una volta riposta non deve essere d’impiccio durante la navigazione. All’ancora si attacca una catena lunga quanto la barca;a seguire, 150-200 metri di cima con spessore di 6-10 millimetri.

ESCHE: Sardine e cefalopodi

Sulla secca di Zi Paolo per stare tranquilli occorre almeno una cassa di sardine fresche, o lo stesso quantitativo congelato. Per prima cosa si pastura con le sardine fresche o decongelate, tritate grossolanamente in un secchio. Se l’obiettivo sono i pesci del mezzofondo, si lanciano in acqua manciate di pastura che, calando, sprigiona aroma e attira le prede; se invece si tentano le catture del fondo, il discorso cambia. ln questo caso si mettono le sardine tagliate a pezzi più o meno grandi in un pasturatore a sgancio, un cilindro con tappo che una volta sul fondo si apre con uno strattone della corda cui è attaccato e fa disperdere la pastura. Tra i cefalopodi quello che rende maggiormente specialmente per le tanure è il cappellotto, ma anche il calamaro battuto e tagliato a strisce è ottimale. Anche il calamaretto, quando reperibile è sicuramenteun esca micidiale per le tanute ed i saraghi.

 

Ok, il più è fatto: adesso si pesca!

Perché tanti pescatori frequentano la secca a fasi alterne per tutto l’anno? È presto detto: ci sono molti pesci da bolentino, la tecnica più praticata. Oltre a sciarrani, donzelle e castagnole rosse, si possono catturare bellissimi scorfani rossi, saraghi fasciati e spesso anche reali.  La montatura ideale prevede, oltre ai normali braccioli sopra il piombo, anche un amo pescatore sotto alla zavorra per catturare scorfani e anche saraghi.  Gli ami ideale sono compresi tra una numerazione del 2 e del 4; se l’amo è grosso, anche il filo per i braccioli, lunghi 40 centimetri, non deve essere da meno: 0,25-0,30 millimetri. Questa misura, è giustificata dal fatto che in questo modo si dà la possibilità all’esca di fluttuare in acqua in maniera molto naturale. Attenzione, però: con questi terminali è facile imbrogliare e quindi occorre un po’ di precisione nella realizzazione della montatura, rispettando le misure esatte delle varie componenti, tenendo conto che il trave è lungo circa 1,70 metri dello 0,30-0,35.

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BRACCIOLI RINFORZATI

Quando sulla secca di Zi’ Paolo da dicembre a marzo, in presenza delle tanute la strategia cambia; tutti i braccioli lavorano sopra il piombo e mutano anche di lunghezza: 60 centimetri. Questo terminale, dedicato alle tanute ma adatto anche ad altre specie, è particolare perché è costruito con nylon relativamente sottili rispetto a prede che, a volte, superano il chilo e mezzo: la lenza per il trave è in nylon dello 0,35 e i braccioli sono dello 0,25-0,30. Se questa leggerezza dei braccioli è un vantaggio, perché sono meno visibili in acqua, nella realizzazione del terminale dobbiamo considerare anche il perico- lo che i denti dei pesci trancino il filo. Per evitare l’inconveniente, formiamo i braccioli con gli ultimi 5 centimetri prima dell’amo in fluorocarbon dello 0,37 e annodiamoli con un nodo uni, Questi terminali avranno una lunghezza da 2,40 a 3,20 metri, quindi occorrono canne da 4-5 metri per gestirli al meglio, senza aggrovigliare, ma anche per combattere eventuali prede di stazza maggiore. ln bobina ci sarà uno 0,30.

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L’ESCA IN CORRENTE

Spesso i locali, ma anche chi arriva da altre parti, preparano una canna da light drifting e la mettono in posizione su un lato della poppa, tanto per avere qualche possibilità di cattura in più. Naturalmente, ci vuole un po’ di criterio per mettere un’altra canna in pesca, onde evitare che la lenza sia d’impiccio e per continuare con l’azione del bolentino. La soluzione migliore è aprire l’archetto e lasciare che l’esca del drifting, una sardina intera, se ne vada a una distanza ragionevole dalla barca: circa 15 metri per le occhiate, fino a 30 per palamite e alletterati. Se vogliamo, possiamo anche tentare sul fondale per i dentici, naturalmente piombando leggermente la lenza per farla arrivare in posizione.

 

Il disegno mostre l'assetto giuto per mettere tre canne in pesca anche quando siqamo da soli in barca

Il disegno mostre l’assetto giuto per mettere tre canne in pesca anche quando siamo da soli in barca

 

La Canna da vivo

Chi se la sente può mettere anche una seconda canna in corrente questa volta con l’esca viva diretta ai dentici o a qualche altro predatore che gira da quelle parti. E’ un caso raro, ma capita che qualche palamita si stacchi dal branco e punti sul fondo, magari attirata dalle vibrazioni emesse dall’esca viva che nuota frenetica. Come lenza madre usiamo un trecciato dello 0,25 caricato su un mulinello di grosse dimensioni.  Al trecciato colleghiamo uno spezzone di nylon dello 0,50 millimetri con la funzione di shock leader e un galleggiante scorrevole sferico dai colori vivaci, magari rosso o giallo, con portata minima di 50 grammi. A seguire infiliamo un piombo a oliva da 20-30 grammi e leghiamo una girella con moschettone. Il finale è lungo 1,5-2 metri di nylon o fluorocarbon dello 0,60-0,70 e porta due ami del 3/0 montati in linea. Giunti sul posto, una volta ancorati, la prima cosa da fare è misurare per bene il fondo calando il piombo fino a toccare. A questo punto recuperiamo circa 3 metri di filo e realizziamo un nodo di fermo usando del filo da legature. Ovviamente il nodo andrà a battere sul galleggiante una volta in pesca, quindi recuperiamo e montiamo il finale e filiamo la lenza fino a circa 20-30 metri dalla barca. Come esca viva vanno bene i pesci del bolentino, boghe, menole o piccole occhiate, innescati con un amo nella bocca e l’altro appena poco prima della coda… se saremo fortunati, cattureremo un bel dentice! La ferrata sulla canna con il vivo arriva quando il galleggiante affonda, dopo aver sobbalzato; avendo a che fare con tre attrezzi simultaneamente, però, è meglio lasciare leggermente aperta la frizione: in questo modo, anche se siamo impegnati, capiamo quando c’è qualcosa attaccato alla lenza del vivo, sentendo la “dolce musica” della frizione.

meteo e correnti

 

 

Strutture portuali nelle vicinanze

 

Porto di Marina di Grosseto(9.5 miglia)

Il porto di Marina di Grosseto

Il porto di Marina di Grosseto

(42042’82 N, 10059’11 E) Porto-canale situato fra quelli di Castiglione della Pescaia e di Talamone, circa 10 miglia a sud-ovest delle Formiche. Il canale è stretto (circa 9metri) ed è obbligatorio lasciare la precedenza a chi sta uscendo, tenendo la destra. Con venti da ovest e sud-ovest e mare 4 1’ingresso è impedito: il fondale non supera 1 metri, misura che tende a diminuire anche con venti forti dall’interno. Posti barca circa 400. Coste prevalentemente sabbiose e orlate dalle pinete del Tombolo. A sud, sud-est c’è la foce dell’Ombrone.

Porto di Castiglione della Pescaia (11 miglia)

All'entrata del fiume Bruna

All’entrata del fiume Bruna

(4245’40” N 1052’47” E) Lungo il litorale maremmano, situato alla foce del fiume Bruna, sul mar Tirreno, si trova il porto canale di Castiglione della Pescaia, una delle principali infrastrutture nautiche sia per l’approdo turistico, sia per attività di pesca. Il porto turistico può contenere imbarcazioni fino a 15-20 mt. di lunghezza. I fondali hanno una profondità medio bassa.

Porto di Talamone (11 miglia)

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(4233′ 15” N  1108’11” E) Il porto, segnalato da un efficiente sistema di fari, è costituito da una serie di ormeggi situati lungo una serie di moli e banchine. I fondali variano da una profondità di 2 metri presso le banchine, ad una di 5 metri nel bacino. Tra i servizi presenti nell’area portuale vi sono i distributori di carburante, lo scalo d’alaggio, il travel lift, lo scivolo e l’assistenza agli scafi. L’ingresso e l’uscita possono risultare difficoltosi in caso di forti venti del secondo e terzo quadrante (sciroccoostrolibeccio).  ll porticciolo è contenuto a nord da un pontile lungo 60 m, a sud da un attracco piccolo di soli 40 m da cui prende vita anche un molo frangiflutti di 180 metri dotato di faro segnalatore cui va aggiunto un altro faro in prossimità dell’area portuale per segnalare la protuberanza meridionale del promontorio di Talamone. Compresi tra il molo e il piccolo approdo sono stati creati 7 pontili galleggianti cui vanno aggiunti altri 5 pontili realizzati a nord del porto e del pontile

 

Porti , distanze e rotte per le Formiche di Grosseto

Porti , distanze e rotte per le Formiche di Grosseto