Bolentino facile facile

La pesca a bolentino è sicuramente una delle tecniche “facili”, ovvero rientra tra quelle che possono praticare tutti gli appassionati di pesca, dai neofiti a quelli più esperti.

Quando si parla di bolentino si è soliti parlare di una tecnica di pesca vecchia praticata agli inizi esclusivamente solo con la lenza a mano. Oggi naturalmente è cambiato molto se non tutto, e la canna con mulinello ha sostituito la lenza a mano, i terminali sono divenuti più sofisticati, ed anche la tecnica ha subito delle variazioni nell’effettuazione. I cambiamenti principali, a parte l’evoluzione delle attrezzature, si sono avuti nella diversificazione dei vari tipi di bolentino praticabili. Se prima si parlava di bolentino in generale oggi si parla di bolentino sottocosta, di bolentino medio fondale, di bolentino di alto fondale e di bolentino di profondità. Ognuna di queste sfaccettature ha naturalmente una diversificazione a partire dalle barche, dall’attrezzatura, dalle esche e dalle prede che verranno catturate.

Il bolentino sottocosta

Anche le più piccole prede di fondo posso fare felice un bambino

Anche le più piccole prede di fondo posso fare felice un bambino

E’ sicuramente da definirsi quello più praticato. Viene effettuato solitamente su fondali medio bassi a profondità variabili tra i 10 ed i 20 metri. Le barche impiegate per tale tecnica sono solitamente medio piccole. In talune situazioni e specialmente nel periodo estivo tale tecnica viene praticata anche da piccoli gommoni, patini e spesso anche pedalò. Nel sottocosta si possono effettuare due tipi diversi di pesca, quella sui fondali sabbiosi e quella su fondali misti scoglio e posidonia.

A seconda del tipo di fondali che frequenteremo avremo una selezione naturale delle prede da catturare.

Infatti, sulla sabbia troveremo mormore, i pesci piatti, piccole triglie pesci pettine, tracine ecc. . Attenzione a queste ultime, onnipresenti e pericolosissime per le loro punture. Più redditizia la pesca sullo scoglio e posidonia qui troveremo tutte le prede da scoglio, quindi sciarrani, tordi, donzelle, sparidi ecc. Per la pesca sulla sabbia sarà sufficiente un finale a due ami, con due braccioli posti uno sopra ed uno sotto al piombo. La madre lenza sarà costituita da uno spezzone di nylon lungo circa due metri, di diametro dello 0,20 al quale saranno collegati due braccioli lunghi circa 40/50 centimetri posti uno sopra ed uno sotto al piombo. Gli ami varieranno da un 12 ad un 8 a seconda delle dimensioni dei pesci che troveremo sul luogo di pesca. Anche il diametro dei braccioli varierà a seconda dei pesci e comunque oscillerà tra uno 0,18 ed uno 0,25 millimetri. La piombatura sarà invece determinata dalla velocità di scarroccio e quindi dal vento e dalla profondità del luogo prescelto per la pesca; sarà comunque utile portarsi dietro piombi di peso diverso tra i 20 ed i 100 grammi. Le esche da preferire sono i vermi di mare quelli che solitamente troveremo in commercio saranno ottimali per la pesca.

Su fondali misti scoglio e posidonia potremo optare per terminali con tre ami posti tutti sopra il piombo. Rispettando sempre il diametro della madre e dei terminali e gli ami sopraddetti, ridurremo la lunghezza dei braccioli a 20/30  centimetri ed il piombo sarà applicato direttamente sotto, in modo che questi possano pescare sopra gli scogli e le eventuali praterie di posidonia.E’ sempre bene, in ogni caso, disporre in barca di terminali e piombi di scorta, in modo da effettuare un cambio veloce in caso di incaglio che purtroppo può verificarsi con una certa frequenza. Anche in questo caso i vermi di mare sono da preferire come esca principale, ma anche il calamaro o il gambero possono rivelarsi esche ottimali.

Il bolentino di medio fondale

Parlando di bolentino di medio fondale siamo soliti indicare solitamente fondali che vanno dai 30 ai 70 metri. All’interno di queste due batimetriche possiamo trovare diversi tipi di fondali e la nostra tecnica di pesca si indirizzerà principalmente su modi di pescare completamente diversi ovvero la pesca ancorata e quella a scarroccio. Nel bolentino questi due modi di posizionare la nostra barca fanno sì che il modo di pescare cambi completamente. Le secche isolate da riva, i rialzi del fondale e le cadute delle batimetriche sono i luoghi ideali dove fermare la nostra imbarcazione. In questi posti è possibile insidiare molte specie di pesci, dai classici e onnipresenti serrani, ai più pregiati saraghi, dentici e tanute.

I fondali di queste zone sono solitamente composti da scoglio, posidonia sparsa e gorgonie, un habitat ideale per molte specie di pesci. Solitamente si va sempre a ricercare la posta migliore costituita dal punto esatto dove il nostro scandaglio ci segnala maggiore presenza di pesce. La manovra di ancoraggio andrà sempre effettuata con molta precisione calcolando esattamente lo scarroccio che avrà la nostra barca (vento e cottente) e naturalmente gettando l’ancora a monte della secca e lasciando filare caluma fino al punto esatto di dove vorremmo andare. Molta importanza nella pesca ancorata è legata all’attrezzatura, ma a parte le classiche canne e mulinelli da bolentino, essenziale sarà il tipo di terminale da utilizzare. Partendo dal punto che il nostro intento sarà quello di catturare del pesce di taglia (escludendo a priori le catture di serrani, donzelle ecc.) dovremo impiegare un finale che si adatti il più possibile alla cattura di un bel pesce. Come sappiamo la pesca a bolentino ha delle basi ben precise e solitamente l’esperienza avuta in anni di pesca mi ha indirizzato verso la costruzione di terminali differenziati che bene si adattano a specie di pesci diversi. La caratteristica essenziale che dovrà avere un terminale da pesci bianchi è quella dei braccioli lunghi. Questi varieranno da un minimo di 40 centimetri ad un massimo di 90 centimetri , differenza dettata dalla profondità del luogo di pesca e dal numero di braccioli presenti sulla lenza. Solitamente si pesca con 2 braccioli lunghi 80/90 centimetri  o 3 braccioli da 60/70 centimetri fino a fondali di 30/40 metri, calando la lunghezza degli stessi per arrivare a pescare sui 70/80 metri. Le esche classiche per la pesca ancorata sono il filetto di sarda, il totano, il cannolicchio e naturalmente alcuni tipi di vermi come il rimini o l’americano.

 

Completamente diversa è la situazione di pesca con la barca in movimento o a scarroccio.

Tale tecnica di pesca viene effettuata solitamente su fondali fangosi, macciottosi, e comunque con scogli bassi. Questi sono l’habitat ideale dove poter trovare pagelli, saraghi  fasciati, sciarrani, menole di fondo ecc. Il vantaggio di non usare l’ancora  è senza dubbio rappresentato dal fatto che in movimento anche se lento, sonderemo un ampia zona di mare, con catture spesso frequenti specialmente non appena troveremo il giusto fondale. La pesca a scarroccio di effettua con le classiche canne da bolentino con vettino sensibile e lenza a tre ami chiamate con amo pescatore. La caratteristica di tali finali infatti è quella di avere un amo che lavora sotto al piombo e che naturalmente poggia sempre sul fondo. IL terminale classico è composto da una madre lenza di diametro dello 0,35 millimetri con braccioli di lunghezza di circa 30/40 centimetri di diametro variabile tra lo 0,25 e lo 0,30 millimetri. Gli ami variano come dimensione da un 2 ad un 6 a seconda delle esche utilizzate. L’esca regina è senza dubbio rappresentata dal gambero vivo  (quello di fascina) oppure quello di paranza. Ottima alternativa se reperibile è il paguro bernardo. Validissimo anche il cannolicchio oppure le pennette (piccoli totani).

 

Segue….