Light Drifting Parte 2
Light Drifting Parte 2/Una giusta pastura e una corretta pasturazione
Come abbiamo detto la nostra tecnica è basata sulla pasturazione, cercando con essa di richiamare i pesci a tiro di lenza. Da qui ad esempio un punto di contrasto con la traina dove invece è il pescatore che dirige le sue esche verso i pesci o almeno ci prova. Abbiamo parlato dell’ancoraggio prima di parlare delle pasture e delle forme di pasturazione poiché è proprio in base alle condizioni meteo-marine ed al nostro ancoraggio che si potranno ottenere risultati più o meno soddisfacenti. La pastura quindi dovrà avere un movimento a caduta verso il fondo e dovrà essere quanto più possibile indirizzata nella zona di pesca ed alla profondità in cui si intende pescare. La pastura base per il light drifting sono le sardine. Le possiamo impiegare intere, spezzettate ed addirittura tritate. Con esse si possono richiamare un po’ tutti i pesci che ci interessano, dai più piccoli a quelli più grandi. Sembra proprio che questo pesce azzurro abbia un indice di gradimento altissimo, per non dire universale. A seconda dei casi, quando ad esempio siamo in cerca dei pesci più piccoli potremo impiegarla macinata in unione con della crusca, per aumentare il volume oppure al pane ammollato e sbriciolato a agli sfarinati che troviamo confezionati.
Le forme di pasturazione possono essere diverse:
- libera, gettando in acqua le sardine intere, a pezzetti o macinate (a seconda dei casi);
- ancorata alla barca, utilizzando pastura macinata o spezzettata contenuta in reticelle ed appesantite da una zavorra per tenerle alla profondità voluta;
- libera, ma portata alla profondità voluta da un pasturatore;
- spezzettata con un apposito pasturatore tritatore ovvero una macchina capace di tritare elettricamente le sarde, mediante le batterie della nostra imbarcazione. A tale proposito è ovvio sottolineare che la ditta Sardamatic produce e commercializza un tritasardine davvero di ottima fattura. Del quale parleremo a parte in un articolo dedicato.
Nella pasturazione come detto dobbiamo tenere conto della forza e della direzione della corrente per riuscire a mandare le lenze nella direzione dalla pastura.
Le esche del light drifting
Le esche fondamentali per il drifting leggero sono: la sardina, l’alaccia, il calamaro vivo o morto (anche tagliato a strisce), la seppia viva o morta, pesci vivi come le occhiate, le boghe, le menole, il cefalo, il sugarello, l’aguglia.
Sulla sardina abbocca veramente di tutto, con il calamaro e la seppia vivi possiamo catturare dentici, lecce ricciole e palamite sono esche assai delicate e possono essere uccise dai branchi delle tanute. Con le stesse esche, morte possiamo catturare occhiate, sugarelli, saraghi, orate, tanute ecc. Un po’ di tutto, insomma. I pesci vivi fanno sicuramente la selezione e vengono impiegati quando cerchiamo un predatore di classe, un dentice, una ricciola, una palamita, una leccia anche se possono capitare anche gronghi e murene se li facciamo pescare in prossimità del fondo.
Le attrezzature del light drifting
Abbiamo parlato di pesci, di esche, di pasture, di luoghi di pesca: ma quali sono le attrezzature della nostra tecnica?
In linea di massima possiamo dire che comprendono una marea di prodotti:
- canne dalle diverse azioni e destinate a tecniche diverse come ad esempio lo spinning, il bolentino, la traina, ma negli ultimi tempi anche linee di prodotti mirati alla tecnica come ad esempio la ditta SHIMANO a prodotto e commercializzato la VANGEANCE Light drifting una canna appositamente studiata per tale tecnica; I mulinelli, sia fissi che rotanti anche essi nelle diverse numerazioni;
- monofili di diametro dallo 0,16 allo 0,80 mm e cavetti in acciaio da 15 a 50 libbre;
- piombi da pochi grammi di peso sino ai trecento e più; ami in un assortimento di ami dal n. 6 al 7/0;
- galleggianti scorrevoli da 10 a 300 grammi di portata; girelle con e senza moschettone.
Come si può vedere il parco attrezzature è vastissimo ma non dobbiamo spaventarci; potremo portarci a bordo tutto in una cassetta di medie dimensioni, riponendo gli accessori in apposite scatoline munite di scompartimenti.
Il consiglio che comunque posso darvi con la ponderazione maturata in diversi anni di esperienza, consiste nel dire che non si sa mai cosa può accadere quando affrontiamo una battuta di light drifting: possiamo infatti catturare i pesci che pensavamo di trovare oppure non prendere niente, ma teniamo presente che quando immettiamo in acqua della pastura, questa potrebbe attirare di tutto e che una battuta ad occhiate, potrebbe anche finire con un bel dentice od una leccia a bordo, sempre che naturalmente, sulla barca vi sia la giusta attrezzatura per pescarli.
La tecnica
Il light drifting prevede lenze zavorrate quando si vuole pescare in profondità; lenze prive di piombatura, quando le si vuole lasciare andare libere sul filo della corrente; montate con un galleggiante, quando si vuole far stazionare l’esca ad una profondità prestabilita. Vi è soltanto da aggiungere che le montature dei finali possono essere ad amo singolo come a due o tre ami, legati in serie sullo stesso bracciolo. Tutto ciò dipenderà dalla grandezza dell’esca impiegata e dai pesci che si presume di insidiare. Innescando pesci vivi, ad esempio, sarà preferibile adottare lenze a due ami (con l’aguglia addirittura tre) e di dimensioni generose, 2/0 – 7/0, proporzionate comunque, alla misura del pesce esca. Anche pescando con la sarda intera si useranno terminali a tre ami ad esempio del n. 3 se cerchiamo le occhiate od i saraghi mentre se proviamo, il condizionale è d’obbligo, a dentici o palamite potremo montarla con due ami del 2/0 – 3/0.
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