Io li pesco così: Il pesce San Pietro
Io li pesco così: Il pesce San Pietro di Marco Meloni
Io li pesco così è una rubrica ideata e sviluppata dai componenti della squadra natante dell’OLTRARNO COLMIC mare: Marco MELONI, Mauro SALVATORI, Alessandro PLAZZI, Valerio MASTRACCI, Giacomo ACETO e Giacomo GUIDOTTI |
Iniziamo la nostra rubrica con un pesce classico del bolentino medio profondo, il Pesce San Pietro
Il bolentino di fondale è quella tecnica che viene praticato nella fascia batimetrica tra i 70 ed i 150 metri. In questa branca del bolentino è ancora possibile pescare con mulinelli a tamburo fisso manuali ed i pesci catturabili sono diversi. Tra i più ricercato possiamo citare le grosse tanute, gli scorfani, i dentici prai, molto spesso gli occhioni e musdee, ma non dobbiamo dimenticarci sicuramente del pesce san Pietro. Il pesce San Pietro è da definirsi una specie stanziale (Per stanziale si indica solitamente il pesce che staziona in una determinata zona e solo in quella) anche se spesso si sposta anche in branco nelle zone scogliose dove trova una mangianza maggiore rispetto ad un’altra.

Il pesce san pietro deve essere insidiato con una tecnica mirata
Io li pesco così
Il luogo di pesca Il pesce San Pietro si insidia solitamente su fondali medio profondi, solitamente tra 70 e 150 metri, solitamente secche isolate in mezzo al mare, ottimi spot anche i relitti purchè su linee batimetriche a profondità dette
Io li pesco così
L’attrezzatura Per pescare a queste profondità si impiegano canne potenti a tale scopo utilizzo due attrezzi di base a Marlet e la Dentice della ditta Colmic. Si tratta di due attrezzi molto potenti (la Dentice sopporta pesi fino a 350 grammi e la Marlet fino a 300 gr.) e quindi adatte spesso a grammature di piombo sostenute e sicuramente necessarie alle profondità e alle correnti presenti nella nostra zona di pesca. Come mulinello mi affido all’Actarus 8000 Mulinello sempre di casa Colmic imbobinato con un trecciato Vastar da 30 lbs (diametro 0,20 mm.). La lenza madre sarà di diametro dello 0,40 Spry Leader della lunghezza di circa 2 metri ed i braccioli saranno in Fluorocarbon SECOL di lunghezza di circa 30 centimetri di diametro dello 0,37 millimetri con amo MR 21 Nuclear ad occhiello a curvatura larga del numero 4/0. La piombatura terminale di grammatura tra 200 e 300 grammi a seconda della profondità di pesca e dalle correnti presenti.

Io li pesco così: doppio amo una certezza
La caratteristica essenziale di questo terminale è quella che sulla curvatura dell’amo, viene legato un piccolo bracciolo con monofilo di diametro dello 0,22/025 millimetri con amo del numero 8 Nuclear N600. dovremo innescare solo l’amo piccolo con un pezzetto di calamaro oppure con un tentacolo dello stesso cefalopode e dopo avere calato e raggiunto il fondo attenderemo in primo luogo la mangiata del pesce/esca che sicuramente non tarderà ad arrivare. Quando avvertiremo l’allamatura del pesce, dovremo lasciare il tutto sul fondo aspettando ora l’attacco del nostro san pietro. Quando questo arriverà nella zona del pescetto allamato, aprirà la sua immensa bocca ed ingoierà tutto esca viva, amo piccolo ed amo grosso.

Il particolare terminale della pesca al San Pietro con il doppio amo
Curiosità
Il pesce San Pietro è’ conosciuto anche con il nome di “pesce gallo”, mentre gli Arabi lo chiamano “pesce di Dio” in quanto i musulmani non riconoscono i santi, ma li ritengono dei profeti. La tradizione popolare vuole che questo sia il pesce che Gesù moltiplicò sul lago di Tiberiade e che i due opercoli neri sul ventre siano le impronte di Gesù lasciate al momento di prendere fra le mani il pesce, prima della moltiplicazione. Altra fonte invece dice che lo Zeus faber o pesce San Pietro, è così chiamato da quando il Santo, ne pescò uno che aveva in bocca la moneta d’oro necessaria per pagare il pedaggio ad un posto di blocco romano. Il contatto con le mani del Santo fece rimanere al pesce le impronte digitali in una macchia nera che trasmise ai suoi discendenti..
Lascia un commento