La pesca con l’ aquilone

La pesca con l’ aquilone è una tecnica nata negli Oceani e appunto in tali mari viene solitamente praticata anche se poi, con le apposite varianti possiamo certamente trarne vantaggio anche per il nostro Mediterraneo. Con il termine aquilone si intende appunto quell’attrezzo solitamente utilizzato dai bambini per giocare, che con le modifiche del caso è stato adattato alla pesca sportiva. In pratica questo attrezzo tende ad alzarsi in volo e distanziandosi dalla poppa della barca porta le esche vive che viaggiando in superficie attirano i pesci invogliandoli ad abboccare. Ma cerchiamo di capire il meccanismo di questa affascinante tecnica. Per prima cosa dovremmo disporre di un aquilone. Quelli costruiti per la pesca ed acquistabili per corrispondenza su internet o dai vari cataloghi americano hanno forma quadrata con il lato solitamente di lunghezza dai 60 agli 80 centimetri. Questo attrezzo è collegato ad un mulinello rotante di dimensioni abbastanza sostenute, caricato con del multifibre di diametro da 0.80/0,1  al quale sono sistemate scorrevoli da 2 a 4 pinze di sgancio alle quali si collegato successivamente le relative canne ed esche; dette pinze, una volta che il cordino si stenderà sotto la trazione dell’aquilone verranno a bloccarsi su dei fermi(semplici nodi) sistemati a distanze regolari sul multifibre.

Nella foto l'aquilone in assetto pesca, in basso si vedono le due pinza da sgancio dove viene collegata la lenza della canna

Nella foto l’ aquilone in assetto pesca, in basso si vedono le due pinza da sgancio dove viene collegata la lenza della canna

A parte vengono poi preparate appunto le canne, classiche da traina di libbraggio appropriato alle prede da insidiare e visto che il nostro intento principale era quello della ricerca dei vela ci siamo orientati alle 20 libbre. Alla canna viene fissato un segnalatore in polistirolo di colore arancio o giallo fluorescente con il compito di segnalarci sempre la posizione della lenza e quindi dell’esca.  Al moschettone di battuta del segnalatore si collega il terminale composto da uno spezzone di nylon di fluorocarbonio lungo circa 3 ami ed amo circle di numero compreso tra il  2/0 ed il 9/0 a seconda delle dimensioni dell’esca impiegata. Solitamente quest’ultima è rappresentata dal vivo che può essere il relativo di un nostro sugarello o sgombro. Molta importanza sarà l’innesco che dovrà essere fatto velocemente ed in maniera perfetta per evitare di uccidere il pesce. Il miglior modo è quello di innescarla con l’aiuto di un ago. Tale attrezzo viene fatto passare appena dietro la testa del pesce, con l’asola prenderemo poi un anello di cordino e lo fisseremo tramite l’ago sul pesce con un nodo a bocca di lupo. Lo stesso nodo servirà poi per mettere il cordino sull’amo.

Per mezzo dell'ago si passa il cordino dietro la testa del pesce e con una bocca di lupo si attacca l'amo

Per mezzo dell’ago si passa il cordino dietro la testa del pesce e con una bocca di lupo si attacca l’amo

Il pesce in questa maniera manterrà tutta la vitalità e starà sempre di traverso sulla superficie dell’acqua una volta attaccato all’ aquilone. La pesca con l’aquilone avviene solitamente con due canne, i più bravi angler riescono a calarne fino a 4, anche se la loro gestione diventa molto difficile. L’aquilone viene lasciato filare verso poppa con la barca in movimento, in volo l’aquilone, sia portato dal vento, sia dal leggero movimento della barca, non appena la prima pinza giunge sul suo blocco, si fa passare dentro di essa il monofilo del mulinello e si inizia a filare fino ad arrivare al secondo blocco e così via. Una volta in pesca le lenze saranno sistemate tutte a poppa e resteranno in pesca sulla superficie A questo punto entrerà in gioco l’abilità dello skipper che avrà il compito di tenere la barca sempre con la prua al vento  giocando sempre sulle leve dei motori. Le esche calate a questo punto avranno un movimento oscillatorio dall’alto verso il basso: si alzeranno in volo (anche di diversi metri fuori dall’acqua) quando l’aquilone andrà in trazione e contrariamente si inabisseranno per qualche metro quando l’aquilone avrà un cedimento. Questo movimento è proprio quello che ecciterà i pesci e li farà andare in frenesia tanto da contendersi l’esca. Al momento dell’abboccata, la pinza di sgancio si aprirà sotto la trazione del pesce e la successiva ferrata dell’angler assicurerà la preda all’amo.

 

Le prede da aqdegli Oceani

Questa tecnica di pesca nasce appositamente per la pesca dei vela, ma naturalmente tende a catturare tutti i pesci predatori che vivono e attaccano a stretto contatto con la superficie. Marlin, pesci velalampughe, king fish, king macarell ecc. sono le prede che solitamente rimangono ingannante da questa affascinante tecnica. Per gli amanti del brivido poi in oceano non esiste tecnica migliore. E’ capitato infatti di essere sul fly bridge o sul tuna tower della barca e vedere oltre 5 vela girare intorno alle esche senza attaccare. E’ bastato una splendida mossa dello skipper, che alzando ed abbassando le esche dall’acqua per invogliare i pesci a mangiare ed avere tre strike contemporanei sulle tre canne calate.

 

 

L’ aquilone nei nostri mari

Se la pesca con l’aquilone ha un successo enorme negli oceani, lo stesso non possiamo certo dirlo per quanto riguarda il nostro mare. Infatti, questa tecnica nasce negli Oceani per insidiare pesci di taglia che vivono e cacciano a stretto contatto con la superficie e che solitamente sono concentrati in zone ben precise come i grandi canyon oceanici e nei pressi delle barriere coralline. Nel nostro Mediterraneo purtroppo tale tecnica di pesca non può essere effettuata nella maniera identica a quella oceanica, ma non è detto che l’aquilone possa essere in qualche modo adattato ai nostri pesci. Questo accessorio ha già trovato il piccolo spazio in determinate tecniche come ad esempio  il drifting, sia pesante che leggero. In tali tipi di pesca l’aquilone impiegato come descritto per l’oceano, viene utilizzato come divergente per portare lontano dalla poppa della barca una o più lenze. Quando infatti la corrente o il vento impediscono ai galleggianti una corretta azione di pesca, l’aiuto dell’aquilone può risolvere una brutta giornata di pesca. Questo accessorio poi si è rivelato utilissimo sempre nel drifting al tonno quando siamo in presenza di pesci diffidenti in superficie. Calando infatti una lenza a galla lontano dalla barca, si sono registrate allamate impossibili in altri modi. Per scoprire comunque i vantaggi di tale tipo di pesca nei nostri mari non resta che provare e riprovare, e magari riusciremo a scoprire un nuovo modo per catturare a galla i pesci più diffidenti come potrebbero essere le spigole, le lecce, i serra ed in talune situazioni anche le ricciole.