Il Paguro bernardo

Il nome scientifico del paguro bernardo è Eupagurus bernhardus e viene chiamato volgarmente “Bernardo l’ eremita”. Avendo l’addome molle, per proteggerlo, occupa la conchiglia vuota di un gasteropodo, tenendo fuori la testa e le prime paia di zampe. Alcune attinie si attaccano alla conchiglia occupata dal paguro e si lasciano trasportare in cerca di cibo. Esse lo proteggono con i loro tentacoli urticanti, mentre, in compenso, usufruiscono degli avanzi del suo pasto e, diventate forme mobili, possono più facilmente procurarsi il cibo. Questo è un classico esempio di Simbiosi.

Reperibilità del paguro bernardo

Esistono due tipi di paguri quello di basso fondale e quello di alto fondale. La prima differenza essenziale tra i due tipi è la colorazione scura in quello di basso e rossa in quello di fondale. Anche la dimensione è nettamente diverso e naturalmente quello di fondale è nettamente superiore. Non essendo un mollusco commestibile la sua reperibilità non può essere effettuata in commercio. Quello di basso fondale può essere pescato c mano durante la bassa marea tra gli anfratti delle scogliere naturali basse. Più problematica il recupero di quello di fondale che poi è il migliore ai fini della resa in pesca. Il paguro di fondale viene pescato o con le reti a strascico o con quelle da posta. In entrambi di casi bisogna conoscere dei pescatori professionisti per farci mettere da parte la nostra esca. Nel caso di paguri di fondale è possibile reperirli in due corazze ben distinte: la prima è la classica conchiglia da spaccare con un martello; la seconda è caratterizzata da una sorta di spugna rossa che può essere aperta anche con l’ausilio di un coltello.

Conservabilità del paguro bernardo

Il paguro bernardo può essere mantenuto vivo se immesso in un contenitore e magari riposto sotto la propria imbarcazione. Se insieme al paguro avremo l’accortezza di mettere qualche sardina, potremo mantenere in vita i nostri paguri a lungo. Con tale sistema si riesce innanzi tutto ad avere una scorta continua di esca anche se il nostro fornitore ci porterà pochi esemplari per volta. In secondo luogo avremo sempre l’esca viva per ogni occasione. Una volta fuori dall’acqua come qualsiasi crostaceo, il paguro vive per diverse ore e se in  luogo fresco e umido anche per più giorni. IL paguro pur essendo ottimale se innescato vivo, resta abbastanza catturante anche se congelato. Il procedimento di congelamento del paguro può avvenire sia con la corazza. In caso decidessimo di togliere la protezione all’animale sarà bene asciugare accuratamente il crostaceo e riporlo in vaschette di alluminio in quantità minime necessarie alla pesca.

Qualità catturanti e metodi d’uso

Il paguro bernardo è un’esca solitamente utilizzata per la pesca dalla barca ed in special modo per il bolentino da dedicare ai saraghi ed ai pagelli. Si impiaga con molto successo anche nella pesca con i palamiti leggeri di medio fondale. La prima operazione da fare prima di innescare il paguro dovremo per forza di cose privarlo della corazza esterna per cui avremo la necessità di un tagliere in legno di buon spessore e di un martello. Tale operazione sarebbe importante effettuarla non in barca primo per non rischiare di rompere qualcosa, secondo perché i trucioli della corazza del paguro potrebbero se pestati rovinare il gelcoat o il legno del pavimento della nostra imbarcazione. Privato della corazza il paguro si presenta come una specie di granchio con una parte molle. A questo punto l’innesco deve essere effettuato calzando l’animale con l’amo o dalla corazza verso la parte molle o viceversa.  L’innesco avviene su ami di misura compresa tra il 2 ed il 10 a seconda della dimensioni dei paguri e dei pesci da catturare.