Minnows/parte 3

Si conclude con questa terza parte l’articolo dedicato ai Minnows

Minnows senza paletta

Non tutti gli artificiali, però, so­no forniti di una paletta che conferisce loro vibrazione e gli permette di lavorare sotto la superficie. Nelle esche senza paletta, fon­damentalmente, si trovano due tipologie diverse di esche: quelle che lavorano sul pelo dell’acqua e quelle che opera­no sotto di esso. Se è naturale accettare la prima tipologia di minnows semplicemente fa­cendo un accostamento logi­co del tipo niente paletta nes­sun affondamento, è più diffi­cile accettare che un’esca sen­za paletta possa pescare an­che sotto la superficie. Eppu­re, vi sono delle esche senza paletta che non solo lavorano sotto la superficie, ma addirittura sono forse le più adatte ad essere trainate alle velocità più elevate. Pensiamo al principio per il quale un’esca con paletta, se trainata o recu­perata, tende a rimanere sotto la superficie: la pressione e l’attrito esercitati dall’acqua sulla paletta del minnow, ab­binati alla bilanciatura del pesciolino, tendono a farlo rima­nere sotto la superficie. Gli ar­tificiali che non presentano la paletta anteriore esterna han­no ugualmente un qualcosa che funge da paletta. Anche se non manifesta, la paletta è inglobata nella testa stessa dell’esca. Si potrà notare que­sto osservando la posizione dell’anellino di collegamento con la lenza: questo, infatti, è arretrato rispetto alla posizio­ne e classica che lo vede posizio­nato sulla parte anteriore del muso e la parte anteriore della testa è quasi sempre allungata e dalla superficie piatta e leggermente più larga dello spes­sore del corpo. Questo tipo di minnow ha qua­si sempre un corpo appiattito, in modo tale da creare il mini­mo attrito possibile quando viene recuperato o trainato.

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un senza paletta

Minnow senza paletta

Alcune esche senza paletta na­scono, invece, per pescare prettamente in superficie. questi hanno la testa tagliata . Data la conformazione del loro corpo e dall’angola­zione del taglio di testa, queste esche, quando vengono trai­nate o recuperate, tendono a rimanere in superficie, ondeg­giando su di essa e fendendo l’acqua rilasciano una scia atti­rante. Sono esche impiegate più per lo spinning che per la traina e logicamente danno i loro massimi risultati con pesci che attaccano anche in super­ficie, come ad esempio lecce e spigole e naturalmente quelle da tonni, grande moda di pesca del momento. Tali minnows non debbono es­sere confusi con i popper poi­ché il modo di lavorare è deci­samente diverso rispetto a quello dell’artifi­ciale con la testa tagliata.

 

I minnows per la traina d’altura

Tra le varie branche della pesca, la traina, insieme al bolentino è quella che presenta più varianti con carat­teristiche diverse tra loro. Il con­cetto di insidiare i predatori con un’esca in movimento può pre­sentare diverse soluzioni a se­conda della fascia d’acqua che s’intende coprire e in relazione alle specie insidiate. In oceano, un po’ per la ricchez­za di predatori pelagici, un po’ per la scarsa esperienza nelle tecniche di affondamento delle esche, l’unica possibilità che vie­ne considerata è la traina d’altu­ra. In pratica tale tipo di pesca si basa sul girovagare in mare aperto, con più esche trainate, al­la ricerca di grandi e piccoli predatori i quali, nel novanta per cento dei casi, vivono e cacciano in superficie. La traina d’altura nasce da tecniche effettuate in pieno oceano, ma trova ampio spazio anche nella traina nei nostri mari. La caratteristica essenziale della traina d’altura è quella che tale tipo di pesca viene effettuata a velocità che variano tra i 6 e 9 nodi assestandosi spesso intorno agli 8. A ali andature dovremo per forza di cose impiegare dei minnows che si posizionino in pesca perfettamente senza cioè saltare fuori dall’acqua. Per questo motivo sono nati dei minnows detti X-RAP MAGNUM, che con la paletta in plastica di grandi dimensioni permettono al pesciolino finto di immergersi e compiere i movimenti di scodinzolo anche a andature elevate.

 

Manutenzione dei Minnows

Come tutte le altre attrezzature da pesca, anche i pesciolini finti hanno bisogno di manutenzione. I primi segni di mal funzionamento si hanno quando l’artificiale tende ad andare di lato rispetto all’asse longitudinale della barca o addirittura compie una rotazione che lo porta fuori dall’acqua. In questi casi bisogna intervenire sulla paletta stabilizzatrice (nei modelli con paletta metallica), con una pinza, cercando con piccoli spostamenti di riportare al nuoto normale l’artificiale. E’ da tener sempre presente che, in nessun altro caso bisogna toccare la paletta, in quanto si modifiche­rebbe in negativo il movimento dell’esca. Il punto più debole dei minnows sono sicuramente le ancorette in quanto sensibi­li agli agenti marini. Le ancorette sono in lega leggera solitamente stagnate o in ac­ciaio inox e nonostante siano trattate contro la ruggine e la salsedine inevitabilmente si arrugginiscono, abbassando notevolmente sia la capacita penetrativa che le caratteristiche meccaniche. Quando si notano le prime tracce di ossido è necessario sostituirle. Esistono in commercio delle ancorette esattamente uguali a quelle mon­tate sui minnows più comuni. Le ancorette vanno controllate spesso, verificando la capacità di penetra­zione e l’apertura dell’ardiglione. Gene­ralmente gli split rings ovvero il collegamen­to tra minnow ed ancoretta sono meno soggetti a corrosione, ma nel caso si notino punte di ruggine, è necessario sostituire anche loro.