Pesci pericolosi

 

Nell’attività di charter di pesca, capita spesso di dover dettare precise regole che i pescatori dovranno rispettare durante le battute. A parte la traina e il drifting, che hanno differenti aspetti tecnici, nella pesca a bolentino la massima attenzione va riservata anche a come maneggiare le varie specie di pesci che porteremo a bordo.  A seconda dei tipi di pesci che insidieremo o, meglio, che cattureremo, dovremo stare molto attenti nell’afferrarli, slamarli e riporli nella vasca del pescato. Infatti, tra le moltissime specie pescabili, ve ne sono sicuramente alcune a cui dovremo riservare tutta l’attenzione possibile, evitando così delle conseguenze a dir poco spiacevoli.

 

Le tracine

La tracina è una preda abbastanza usuale nella pesca a bolentino. Questo pesce viene catturato su fondali prevalentemente sabbiosi, da pochi metri dalla superficie, fino ad oltre 100 di profondità. Le specie di tracina che si possono catturare sono quattro: la drago, la ragno, la raggiata e la vipera. La drago è sicuramente la più comune ed è anche quella che raggiunge buone dimensioni. La caratteristica comune è che non vi sono particolari differenze tra il dolore causato dalla puntura di una specie o di un’altra, come non vi è particolare differenza tra la puntura di una preda grossa o di una piccola.

Una volta accertata la pericolosa preda (al nostro amo), dovremo porre attenzione prima ancora che questa sia messa in barca. La soluzione migliore di tutte è quella di riporla immediatamente all’interno di un secchio con il relativo tappo oppure inserirla in un contenitore che non le dia la possibilità di divincolarsi più di tanto. La seconda soluzione è quella di tagliare immediatamente il bracciolo, sacrificando momentaneamente l’amo. Tutta questa operazione viene effettuata solo se si ha intenzione di trattenere la preda (e quindi solo quando sarà di buone dimensioni); in caso contrario, conviene alzare il pesce dalla superficie dell’acqua e non appena avrà cessato di dibattersi, taglieremo il bracciolo, facendo cadere il pesce in acqua senza toccarlo. In ogni caso non è mai consigliabile prendere il pesce in mano anche se protetti da uno straccio o da un guanto.

Una drago appena catturata tenuta a dovuta distanza anche per la fot di rito

Una drago appena catturata tenuta a dovuta distanza anche per la foto di rito

La tracina è pericolosa per alcune spine che secernono una sostanza velenosa. La pinna dorsale nera è sostenuta da sei raggi spinosi collegati a ghiandole velenifere; anche sugli opercoli branchiali sono presenti, una per parte, due spine grosse e robuste, anch’esse in grado di inoculare veleno. Le specie di tracina si differenziano soprattutto per le loro dimensioni. La drago raggiunge le dimensioni maggiori, mentre la vipera quelle minori. Da evidenziare anche che, nella tracina vipera sono assenti le spine branchiali, mentre è dotata di una ittiotossina più potente delle altre tracine.

la spina dorsale della tracina Drago

la spina dorsale della tracina Drago

 

Da evidenziare che durante il periodo della riproduzione, e cioè nel corso della primavera/estate, il suo “carattere” scontroso ed aggressivo subisce un ulteriore peggioramento che la porta ad attaccare qualsiasi intruso gli si presenti a tiro. Tutte le spine dovranno essere tolte dopo che la preda è morta e, nonostante ciò, dovremo ugualmente porre molta attenzione. Nella peggiore situazione, e cioè quella della puntura accidentale, dovremo irrorare la zona colpita con ammoniaca e, nei casi più gravi, è opportuno rivolgersi immediatamente ad un medico.

Evitare in qualsiasi caso di raffreddare la ferita con del ghiaccio, in quanto il veleno delle tracine è termolabile: quindi, sarebbe molto meglio avere il sangue freddo di bruciarsi la ferita, ad esempio con la fiamma di un accendino. Ma non è consigliabile agire così per i motivi ben immaginabili.

Nella pesca a bolentino non esiste una tecnica vera e propria di pesca alla tracina in quanto questa attacca sovente le esche destinate a ben altre prede. Conviene comunque preparare una lenza con l’amo inferiore che lavori sotto al piombo in modo da mettere l’esca direttamente appoggiata al fondo. La tracina attacca qualsiasi esca, dai gamberi al totano, dalla sarda al paguro.

 

La murena

Durante le battute di pesca a bolentino, specialmente sulle secche isolate dalla costa, può capitare di allamare una murena. Una volta giunta sottobordo, la murena dovrà essere guadinata sempre dalla parte della coda, se il pesce arriva disteso. Capita però di sovente che la murena arrivi in superficie “annodata”, facilitando quindi al massimo l’uso del guadino. Anche per la murena dovremo porre la massima e mai cercare di slamarla, anche se muniti di guanti meglio sempre sacrificare il terminale o il bracciolo ponendo la preda in un grosso contenitore dove sia impossibile la sua fuoriuscita. Evitare assolutamente di afferrare il pesce. Infatti l’istinto della murena è quello di torcere la testa per mordere qualsiasi cosa le impedisca i movimenti. Il suo morso non è velenoso, ma le ferite si infettano facilmente; è invece molto tossico il suo sangue e la sua saliva, ambedue i liquidi sono termolabili. Attenzione quindi nel maneggiarle, anche da morte.

La sua carne è un po’ grassa, ma squisita. Nel pulirla dovremo per prima cosa tagliare la testa, dopodiché cercheremo di asportare la pelle aiutandoci con uno straccio. La pesca della murena difficilmente viene effettuata con specifica intenzione ma, spesso, su scogliere sommerse, è una tecnica che dà discrete soddisfazioni. La murena va insidiata sempre ponendo uno spezzone di cavetto in acciaio di circa sul bracciolo che pesca a terra. Si innesca una sarda intera appoggiandola sul fondo, controllando soventemente la presenza della preda. Può capitare infatti che la murena prenda in bocca la sarda e rimanga immobile sul fondo.

 

Scorfani

 

Tra tutte le specie di scorfani presenti nei nostri mari, solo due sono quelli più assiduamente insidiati dalla barca: lo scorfano rosso e lo scorfano di fondale. Le due specie si differenziano sia per la bontà delle carni che per le loro dimensioni. Più grosso, e sicuramente più ricercato, è lo scorfano rosso. Come tutti gli scorfani, queste due specie sono irte di spine che lasciano spiacevoli ricordi a chi ha la sfortuna di subirne la puntura. Lo scorfano rientra tra quei pesci “pericolosi” che però è possibile slamare con estrema facilità seppur ponendo molta attenzione.

Una volta giunto in barca, il pesce non si dimena più di tanto, anzi resta immobile, spesso a bocca aperta. Ed è proprio dalla bocca che dovremo afferrare il pesce per procedere alla slamatura, magari aiutandoci con uno slamatore. Anche dopo morto le sue spine sono sempre da tenere sotto controllo, specialmente quelle della testa e quella dorsale. Anche per gli scorfani, come per le tracine, non esiste una pesca mirata. Infatti lo scorfano rosso si cattura pescando tanute o dentici, mentre lo scorfano di fondale viene allamato su lenze da occhioni. Entrambe le specie attaccano molte varietà di esche anche se la sarda ed il totano sono sicuramente le preferite.

 

Pesce Lama o Sciabola

Per gli amanti della pesca di profondità, il pesce lama o pesce sciabola è tra quelli che rientra tra i pesci pericolosi. Il pesce lama non ha spine velenose o pericolose, bensì dei denti incredibilmente taglienti. Attenzione quindi alle operazioni di slamatura. Durante questa operazione è da evitare di inserire dita e mani in bocca al pesce. In tali situazioni l’aiuto dello slamatore è sicuramente d’obbligo.

Il pesce lama, fino a pochi anni fa, veniva insidiato esclusivamente con i salpabolentini elettrici a grandi profondità. Oggigiorno invece, il pescatore sportivo ama affrontare tale pesce anche con canna e mulinello pescando a mezzofondo a anche se su fondali medio profondi. Durante il periodo invernale, aiutati dalla pastura, in molte zone della Liguria, Toscana, Calabria e Sicilia, si effettua una specie di drifting indirizzato al pesce lama. D’obbligo assoluto, innescare la sarda sempre su cavetto di acciaio come finale.