San Pietro a bolentino

Bruttissimo all’aspetto, ma superlativo in cucina.

Il bolentino di fondale è quella tecnica che viene praticato nella fascia batimetrica tra i 70 ed i 150 metri. In questa branca del bolentino è ancora possibile pescare con mulinelli a tamburo fisso manuali ed i pesci catturabili sono diversi. Tra i più ricercato possiamo citare le grosse tanute, gli scorfani, i dentici prai, molto spesso gli occhioni e musdee, ma non dobbiamo dimenticarci sicuramente del pesce san Pietro.

Prima di intraprendere una battuta di pesca a tali profondità bisogna innanzi tutto conoscere perfettamente la zona di pesca. Da scegliere innanzi tutte quelle scogliose con zone di macciotto e parti coralline facilmente reperibili a tali profondità, il tutto meglio se “condito” da diversi saliscendi del fondale. Stabilita la zona bisogna cercare ora di fermare la barca nel punto dove il fondale risulta con maggiori cadute scogliose. Fermare la barca a quote “alte” non è facile perché, oltre a disporre di un’ancora a rampino di peso rapportato alle dimensioni della barca, una adeguata metratura e maglia di catena e lunghezza della cima,  dovremo essere capaci di rimontare vento e/o corrente per cadere nella giusta posizione di pesca rispetto al fondo.

Il pesce San Pietro è da definirsi una specie stanziale (Per stanziale si indica solitamente il pesce che staziona in una determinata zona e solo in quella) anche se spesso si sposta anche in branco nelle zone scogliose dove trova una mangianza maggiore rispetto ad un’altra. Pescare a tali profondità poi presuppone l’impiego di attrezzature anche se non del tutto particolari, che si adattano alla situazione.luglio-107

Le canne dovranno essere di lunghezza tra i 3,50 ed i 4,0 metri ad azione potenze, meglio se ripartita. Queste caratteristiche si trovano oggi nelle canne solitamente in due o tre pezzi appositamente nate per il bolentino che pur avendo una vetta sensibile sono capaci di sostenere piombature adatte al nostro tipo di pesca.

Abbiamo accennato prima che le profondità di pesca sono praticabili benissimo anche con mulinelli non elettrici e quindi a tamburo fisso.In tutti i modi questo accessorio dovrà essere di potenza adeguata ai fondali che praticheremo. Solitamente si usano mulinelli con bobina conica, che abbiamo un numero di cuscinetti tali e soprattutto un rapporto di recupero (non velocissimo) da farci durare la minima fatica quando effettueremo le operazioni di recupero della lenza sia con la preda che non.

Solitamente quando si parla di rapporto di recupero siamo soliti intendere il numero di giri che compie la bobina rispetto ad un giro di manovella. In tutti i mulinelli a bobina fissa tale valore è evidenziato sia sulla confezione sia sul mulinello ed è simboleggiato da due numeri divisi da due punti ad esempio 3,8:1 (3,8 indica il numero di giri della bobina ed 1 quello della manovella). Più basso è il rapporto di recupero maggiore è la potenza del mulinello e viceversa.

uno tra i migliori mulinelli per la pesca a bolentino e non solo

uno tra i migliori mulinelli per la pesca a bolentino e non solo

Il mulinello dovrà poi essere imbobinato con un trecciato di diametro compreso tra lo 0,18 e lo 0,20 millimetri.  Questo filo ci consentirà di stabilire esattamente quando il pesce esca avrà abboccato e soprattutto vista la sua sensibilità ci permetterà di capire la vitalità della nostra esca.

Il nuovo trecciato Shimano a 8 fili si chiama Kairiki

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Nella ricerca del pesce san pietro, dobbiamo sapere che tale preda, pur abboccando a pesci morti come la sarda o altro pesce azzurro di dimensioni medie, predilige in modo assoluto l’esca viva ed in particolare 2 specie, la boga e la castagnola rossa. Questi due tipi di pesci solitamente sono sempre presenti in maniera massiccia nelle zone di pesca che praticheremo e proprio per questo motivo la nostra pesca dovrà essere effettuata con tali pesci.

Il discorso ora potrà sembrare semplice e di facile attuazione, ma proprio ora arriva l’operazione più complicata. Sarebbe troppo facile, calare, catturare il pesce esca, recuperare ed innescarlo su una lenza da dedicare alla nostra preda principale. Infatti, le prede da innescare che cattureremo sul luogo di pesca, data l’alta profondità, arriverebbero in barca morte colpite da embolia, per cui il loro successivo innesco risulterebbe inutile. A questo punto dovremo effettuare la cattura del pesce/esca e lasciarlo sul fondo e per questo necessiteremo di un terminale appositamente studiato o meglio 2 tipi di terminali.

Il primo è costruito in maniera classica ovvero un finale da bolentino con piombo terminale e tre braccioli posti sopra alla zavorra. La  lenza madre sarà di diametro dello 0,40 della lunghezza di circa 2 metri ed i braccioli saranno di lunghezza di circa 30 centimetri di diametro dello 0,35 millimetri con amo ad occhiello a curvatura larga del numero 4/0. La caratteristica essenziale di questo terminale è quella che sulla curvatura dell’amo, viene legato un piccolo bracciolo con monofilo di diametro dello 0,22/025 millimetri con amo del numero 8/10. La piombatura terminale di grammatura tra 150 e 300 grammi.

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Il secondo terminale invece prevede l’impiego di un unico spezzone di nylon lungo circa 1 metro di diametro dello 0,40 millimetri e 4 o 5 ami del numero 4/6 legati in linea. In questo caso detto finale viene collegato alla madre con una girella con moschettone dove alla stessa applicheremo anche il piombo per mezzo di una deriva in nylon di diametro dello 0,30 millimetri  lunga 10 centimetri.

La tecnica di pesca

Con il primo terminale, dovremo innescare solo l’amo piccolo con un pezzetto di calamaro oppure con un tentacolo dello stesso cefalopode e dopo avere calato e raggiunto il fondo attenderemo in primo luogo la mangiata del pesce/esca che sicuramente non tarderà ad arrivare. Quando avvertiremo l’allamatura del pesce, dovremo lasciare il tutto sul fondo aspettando ora l’attacco del nostro san pietro. Quando questo arriverà nella zona del pescetto allamato, aprirà la sua immensa bocca ed ingoierà tutto esca viva, amo piccolo ed amo grosso. Con il secondo terminale la tecnica di base è pressoché identica, cambia l’innesco che viene effettuato con una sarda intera.

Con i 4 ami in linea, avremo buona possibilità di allamare una boga o una castagnola, ma allo stesso tempo possiamo attirare anche il san pietro verso il pesce azzurro utilizzato come esca. Questo secondo sistema viene utilizzato soprattutto quando sono presenti pochi pesci esca e quindi avremo maggiori possibilità di catturare la nostra preda. Il pesce san pietro una volta allamato non opporrà molta resistenza, ma solo un enorme peso che dovremo recuperare, magari con molta cautela, aiutandosi con il pompaggio della canna. Come abbiamo detto in precedenza, i pesi migliori da utilizzare come esca per il san pietro sono rappresentati da castagnole rosse e boghe.

Molto spesso altri tipi di pesci vivi non sono proprio presi in considerazione dalla nostra preda. Proprio per questo motivo, una volta che tenteremo la pesca del san pietro  con l’esca viva, dovremo essere consapevoli che nel luogo di pesca siano presenti o le castagnole o le boghe. Una volta in pesca, se il san pietro tarda ad abboccare, e bene recuperare la lenza e controllare quale pesce è rimasto all’amo piccolo. Non di rado infatti, può capitare che all’amo piccolo è rimasto un semplice serrande o un’altra preda magari non gradita al nostro pesce.

Nella fase di recupero il san pietro non oppone molta resistenza e spesso viene dal fondo a peso morto

Nella fase di recupero il san pietro non oppone molta resistenza e spesso viene dal fondo a peso morto

Curiosità

Il pesce San Pietro è’ conosciuto anche con il nome di “pesce gallo”, mentre gli Arabi lo chiamano “pesce di Dio” in quanto i musulmani non riconoscono i santi, ma li ritengono dei profeti. La tradizione popolare vuole che questo sia il pesce che Gesù moltiplicò sul lago di Tiberiade e che i due opercoli neri sul ventre siano le impronte di Gesù lasciate al momento di prendere fra le mani il pesce, prima della moltiplicazione. Altra fonte invece dice che  lo Zeus faber o pesce San Pietro, è così chiamato da quando il Santo, ne pescò uno che aveva in bocca la moneta d’oro necessaria per pagare il pedaggio ad un posto di blocco romano. Il contatto con le mani del Santo fece rimanere al pesce le impronte digitali in una macchia nera che trasmise ai suoi discendenti..

A vertical si può

Anche se le catture con il pesce vivo risultano maggiori di qualsiasi altra esca utilizzata, alcune catture di san pietro sono state realizzate anche con la tecnica del Vertical Jigging. Le esche da impiegare dovranno in tutti i casi essere di peso ragguardevole e spesso mantenersi tra i 200 ed i 300 grammi  Risultati soddisfacenti sono stati registrato con  pesci di colore azzurro e tutte le ferrate sono state effettuate con l’esca in risalita. Nella pesca a vertical il pesce deve sempre essere mantenuto nei pressi del fondo e comunque cercare di non alzarsi più di 2/3 metri dal fondale.