Squali da…pesca

Nel nostro mar Mediterraneo, di squali ne esistono moltissime specie, talune pericolose per l’uomo altre decisamente no.  La pesca sportiva allo squalo non viene praticata in modo diretto, ma spesso capita di effettuare incontri con alcune di queste specie.

Partiamo dal presupposto che  l’Unione europea ha accettato di concedere protezione a 22 specie di squali Una decisione che aumenta in modo significativo il numero di specie di squali e razze protette dallo Sharks MOU, che ora include tutte le specie dei due gruppi più minacciati: pesci sega e squali volpe. Nel nostro Mediterraneo gli squali protetti:

  • squalo bianco (Carcharodon carcharias)
  • squalo mako (Isurus oxyrinchus)
  • squalo elefante (Cetorhinus maximus)
  • smeriglio (Lamna nasus)
  • manta gigante (Manta birostris)
  • verdesca (Prionace glauca)
  • squadro (Squatina squatina)

 

Quando si avvista una pinna che fende la superficie del mare subito si pensa ad uno squalo e quelli che ci vengono alla mente sono ad esempio il bianco, il mako, lo squalo martello o la verdesca, tutti squali che vivono nei nostri mari e quelli più conosciuti dai pescatori, spesso insidiati nei mari tropicali con tecniche di pesca diverse. Non sempre però parlando di squali, si pensa a questi grandi cacciatori dei mari, molte infatti sono le specie di squali che popolano il mediterraneo.

La pesca agli squali di dimensione e specie diversa da quelli sopra detti, difficilmente vengono insidiato con una tecnica mirata. Infatti, quando si cattura uno squalo è soltanto per puro caso, magari insidiando altre specie. Tra i vari tipi di squali che solitamente abitano il mediterraneo, vediamo le principali specie che solitamente abboccano alle esche sul fondo.

La pesca degli squali dalla barca, a parte il big game che viene indirizzato sicuramente a prede di grande mole e comunque diversa da quelle sopra dette, viene effettuata con una sorta di tecnica tra il bolentino ed il light drifting. La zona dove solitamente questi pesci sostano solitamente fondali scogliosi misti a ciottolate in profondità comprese tra i 30 ed i 100 metri ( a parte gli spinaroli ed i boccanera che solitamente si trovano a profondità più rilevanti e spesso superiore anche ai 500 metri).

La scelta delle canne varia molto da pescatore a pescatore. Personalmente per la pesca a fondali fino a 100 metri vengono impiegate comuni canne da bolentino ad azione di punta  che garantiscono anche soddisfazione nel recupero di una preda che per se non è molto combattiva. Nel mulinello dovremo caricare un multifibre di libbraggio da 20 libbre e come terminale un unico spezzone di nylon di diametro dello 0,60 con riportato uno spezzone di cavetto di acciaio da 30 libbre. Su tale montatura potremo montare sia l’amo singolo che doppio a seconda dei pesci che andiamo ad insidiare. Se si tratta di piccoli gattucci è bene utilizzare un solo amo di numerazione compresa tra il 2 ed il 2/0. Se invece si tratta di grossi gattopardi o palombi, è bene montare due ami del 3/0-4/0 montati in successione sul cavetto. Come esca dovremo utilizzare sia la sarda che il calamaro, innescati singoli, interi e a pezzi, e a seconda dei casi anche creare degli inneschi doppi. Mai come in questa occasione il detto boccone grosso uguale pesce grosso è più appropriato. Si tratta quindi di creare degli inneschi voluminosi con sarde e calamari, unendo il tutto con del filo elastico. Una volta allamato lo squalo, anche se di dimensioni medio grandi, non oppone molta resistenza. Il pescarlo però con attrezzature superleggere ci farà diventare più sportivo e divertente il suo recupero.

Gli squali a media profondità

Gattopardo

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Ord. Squaliformi  Fam. Scyliorhiniade  Gen. Scyliorhinus (Scyliorhinus stellaris)

Senza dubbio a parte la forma classica di squaliforme, il Gattopardo si riconosce a prima vista dal colore, con mantello maculato con macchie spesso circolari. Vive sia in Mediterraneo ed in Atlantico, nei nostri mari, raggiunge le dimensioni di circa 75 centimetri di lunghezza. Predilige le zone scogliose e sassose tra i 30 ed i 100 metri di profondità.

Gattuccio

Gattuccio

Ord. Squaliformi  Fam. Scyliorhiniade  Gen. Scyliorhinus ( Scyliorhinus canicula)

Il gattuccio a prima vista può sembrare un piccolo gattopardo, la sua colorazione però e grisio giallastra o rossastra con piccole macchioline sparse sul dorso. Predilige i fondali fangosi e le secche coralline fino ad oltre 400 metri di profondità.

Palombo

palombo

Ord. Squaliformi  Fam. Triakidae  Gen. Mustelus (Mustelus mustelus)

Uno tra gli squali sicuramente più apprezzati in cucina. La sua colorazione è grigia uniforme. Una curiosità è quella che del genere Mustelus esistono una quindicina e più specie. Molto somiglianti tra loro anche se sulle nostre coste si riscontrano solamente il palombo ed il palombo stellato.

 

Gli squali di profondità

Quando si parla di profondità siamo soliti indicare quelle che partono da oltre 100 metri fino ad oltre 500. In tali zone dove spesso i raggi del sole non riescono a penetrare, si trovano solitamente squali di razze completamente diverse, e le più comuni sono:

 

Spinarolo

squalo spinarolo

Uno squalo spinarolo catturato a bolentino di profondità

Ord. Squaliformi  Fam. Squalidae  Gen. Squalus  (Squalus acanthias)

Lo squalo per eccellenza degli amanti del bolentino di profondità. Il nome di questo squalo deriva dal fatto che  le due pinne dorsali sono armate di una robusta spina impiantata dinanzi all’orlo anteriore, quella della prima è più corta della seconda , ma nessuna delle due raggiunge l’apice della pinna. Il colore è grigio dominante, negli esemplari più giovani sono presenti delle macchioline bianche. La puntura delle spine dello spinarolo, sono tossiche, la ghiandola velenifera consiste in un tessuto biancastro traslucido situato in un incavo profondo esistente nel lato  posteriore della parte superiore di ogni spina. Quando la spina buca la pelle, la ghiandola si rompe e il veleno penetra nella carne della sua vittima. E’ l’unico squalo considerato velenoso per l’uomo .

 

Squalo Boccanera

Squalo boccanera

Ord. Squaliformi  Fam. Squalidae  Gen. Galeus (meìa-stomus)

E’ questo un piccolo squalo con il corpo molto allungato in rapporto all’altezza, con testa schiacciata, muso promi­nente. L’occhio è molto grande e oblungo e di colore verde azzurro acceso. La bocca tagliata a V porta in ambedue le ma­scelle piccoli denti acuti muniti di tre punte, di cui la centrale è più lunga delle due latera­li. L’interno della bocca è nero e da questo fatto deriva il nome vol­gare italiano. E’ una specie nettamente semi-abissale che vive sui fondi melmosi fino a 900 metri di profondità e probabilmente oltre. Non risale quasi mai al disopra dei 200/300 metri. E’ una specie carnivora, predilige soprattut­to crostacei e piccoli cefalopo­di, ma si nutre anche di altri pesci. Viene catturato abbastanza comunemente con le reti a strascico sui fondi melmosi nelle zone degli scampi e merluzzi La carne è cattiva, ma arriva ugualmente sui mer­cati dove l’animale spellato passa per gattuccio. Le sue dimensioni non sono eccessive anzi da definire piccole. Infatti arriva a misurare un massimo di circa 50 cm. di lunghezza.

 

Squalo Capopiatto

capopiatto

Ord. Squaliformi  Fam. Squalidae  Gen. Hexanchus

E’ forse il tipo di squalo di dimensioni più grandi catturabili a bolentino. Ha il corpo allungato, robusto anteriormente, che va restringendosi  verso la coda. La testa è schiacciata in senso dorso ventrale, ha muso corto e largo con profilo arrotondato. L’occhio è molto gran­de, ovale la bocca è molto ampia. II colore grigio è dominante, più scuro, caffè o quasi nero sul dorso e più chiaro sui fian­chi e sul ventre. Una striscia più chiara si nota lungo la li­nea laterale. Gli occhi hanno l’iride verdastra glauca. Si tratta di specie che vive in profondità variabili tra i 100 e i 2000 metri circa, piut­tosto lenta nel nuoto. Malgrado queste preferenze per le gran­di profondità risale sovente in alcune zone in vicinanza della superficie. E’ un pesce carnivoro. Si nutre di pesci e di crostacei e non disdegna i suoi consimili, anche se morti. Arriva sicuramente fino ai 5 metri di lunghezza e a circa 7 quintali in peso, ma è molto probabile che raggiunga mag­giori dimensioni. Le femmine sono più grandi dei maschi. Sulle nostre coste e comune sul versante occiden­tale, più raro in Adriatico.

La pesca

Le due prime specie sono catturate con frequenza specialmente quando si cercano le grandi cadute che finiscono poi nella sabbia o nel fango. La terza e precisamente il Capopiatto, possiamo definirla una specie catturata raramente in quanto le sue dimensioni, fanno sì che l’attacco su esche medio piccole (anche se corpose) risulti fortuito. La pesca di profondità si effettua naturalmente con attrezzature elettriche e quindi mulinelli o macchine, capaci di contenere almeno 800 metri di multifibre di diametro da almeno 50 libbre. Il terminale viene costruito in maniera diversa e varia molto da pescatore a pescatore. Quello per spinaroli e comunque squali di media taglia, viene costruito con almeno 5/6 ami costruiti in maniera multipla ovvero 2 ami da destinare a squali o cernie e gli altri a pesci di taglia minore come ad esempio gli occhioni. La madre in questo caso dovrà essere di nylon di diametro del 1,30 millimetri con i braccioli più alti di 20 centimetri con nylon di diametro dello 0,80 ed ami del 3/0. I braccioli più bassi (quelli vicino al piombo) e solitamente gli ultimi 2 direttamente in braccetto di acciaio ed amo ad occhiello del 6/0 fissato direttamente al metallo. Esche medie sugli ami da offrire agli occhioni ed invece grossi tranci di pesce e calamaro per gli squali. Se conosciamo invece una zona dove siano presenti gli squali Capopiatto e vorremmo tentare la cattura. Dovremo rinforzare il tutto a partire dal multifibre nella bobina con almeno un 80 libbre e il terminale con nylon da 200 libbre finale unico oppure al massimo doppio ed anche in questo caso costruito in acciaio con amo del 9/0. Esche voluminose e super voluminose sono il minimo da offrire al Capopiatto. Grossi sgombri filettati, grossi pezzi di tombarello o piccoli tonnetti sono senza dubbio quanto di meglio si possa offrire.

 

Gli squali in cucina

Gli squali di cui abbiamo parlato nell’articolo sono tutti commestibili, anzi a parere personale direi che sono buoni. La prima cosa da fare nell’operazione di pulitura del pesce è quello naturalmente di sventrarlo e soprattutto spellarlo prima di togliere la testa. Quest’ultima infatti ci servirà come appoggio per una precisa asportazione della pelle rugosa. Per compiere esattamente quest’operazione dovremo incidere con uno sfilettatore,  la pelle appena sotto la testa. Con un panno e magari aiutati da un paio di pinze, strapperemo letteralmente la pelle dalla testa verso la coda. La stessa verrà via abbastanza facilmente in lunghe strisce longitudinali al pesce. La carne degli squali e bianca rossastra e praticamente prima di spine se non quella centrale. Una volta spellato e pulito, si toglie al pesce la testa e si taglia  rondelle più o meno grosse a seconda delle dimensioni e dell’uso. Lo squalo come il gattuccio trova impiego in zuppe e cacciucchi, mentre gli altri tipi sono ottimi al guazzetto.

 

Palombo in salsa

Per 4 persone: 500 gr. Di palombo in tranci; 1 dl  di olio; 1 spicchio d’aglio; 500 grammi di pomodori; qualche ciuffo di prezzemolo; farina; pepe di cayenna; pepe nero  e sale.

Infarinate le fette di palombo, dopo averle lavate e asciugate bene. Farle dorare in padella, nello ilio insaporito con uno spicchio d’aglio, tre/quattro minuti per lato. Sgocciolare e tenere da parte al caldo. Nello stesso recipiente di cottura, preparare la salsa aggiungendo il pomodoro, il sale, il pepe ed un pizzico di pepe di cayenna. Dopo dieci minuti rimmettervi a finire di cuocere il palombo dopo averlo cosparso di prezzemolo tritato. Bastano cinque minuti perché sia pronto per essere servito in tavola con l’accompagnamento magari di fette di pane abbrustolito.

 

Brasato di spinarolo

Per 4 persone: 4 tranci di spinarolo; 1 grossa cipolla, carota, sedano, prezzemolo, olio vino, sale e pepe.

Tritate finemente la cipolla, la carota, un gambo di sedano e abbondante prezzemolo. Con questo trito fate una base in una pirofila o  in un recipiente simile, innaffiatelo con un po’ di olio. Su questa base sistemate le fette del pesce, salate e pepate, bagnatele con dell’olio, versate anche un mezzo bicchiere di vino e poca acqua e portare ad ebollizione. Una volta portate a bollore abbassare il fornello e continuare la cottura coperto per circa 40 minuti. Innaffiare spesso il pesce con il suo sugo.