Orata: Io li pesco così
Io li pesco: l’Orata di Valerio Mastracci
Io li pesco così è una rubrica ideata e sviluppata dai componenti della squadra natante dell’OLTRARNO COLMIC mare: Marco MELONI, Mauro SALVATORI, Alessandro PLAZZI, Valerio MASTRACCI, Giacomo ACETO e Giacomo GUIDOTTI
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La terza puntata della nostra rubrica tratterà della pesca dell’Orata dalla barca, la regina della pesca a bolentino e light drifting, vediamo Valerio Mastracci in quel di Livorno come insidia questo magnifico sparide.
Io li pesco così l’Orata secondo Valerio Mastracci
Il luogo e il periodo di pesca
Questo sparide ama soprattutto gli ambienti misti dove è presente roccia, sabbia e posidonia, questo habitat è da sempre il suo luogo di pascolo preferito insieme ad altri pesci come saraghi, pagri, dentici, cernie, pagelli ed altri ancora. Diciamo che l’orata può essere insidiata dalla barca quasi tutto l’anno, cambiando però le zone nei vari periodi stagionali. Ad esempio nel suo miglior momento che è quello autunnale da ottobre a dicembre dove è possibile trovarla più a largo e su profondità maggiori, questo pesce viene cercato su delle secche, cigliate o terrazzi particolari che si adattano perfettamente alle loro esigenze alimentari e abitative. Parliamo di zone con profondità che variano dai 20 ai 50 metri nel periodo che va da ottobre a dicembre, nel quel vi è la più massiccia concentrazione di orate a causa del suo periodo riproduttivo, cosa che fa anche pensare al fattore etico ambientale, che dovrebbe vedere una maggiore sensibilizzazione da parte del pescatore sia amatoriale che professionista nel salvaguardare questa specie.
Ma anche nel restante arco dell’anno possiamo andare alla ricerca di orate dalla barca, in primavera ad esempio le ritroviamo più sotto costa su bassi fondali, vicino alle foci dei fiumi e nei pressi delle spiagge, cambieranno quindi diversi approcci come esche, terminali e piombature che andranno esclusivamente in base allo spot di pesca e alla sua profondità.
Io li pesco così l’orata secondo Valerio Mastracci
L’attrezzatura
Abbiamo bisogno di canne non troppo pesanti perché la sua lunghezza comunque non dovrebbe essere inferiore ai 3,5 metri, diciamo che dovremmo oscillare tra i 3,5 e i 5 metri, questo perché dobbiamo avere la possibilità di gestire travi lunghi nei quali alloggeranno braccioli considerevoli.
Può capitare di dover pescare con braccioli lunghi anche 1 metro in quelle occasioni dove l’orata lo preferisce lungo, perché magari riusciamo a donare all’esca un nuovo migliore e una movenza naturale in corrente. Per fare ciò abbiamo bisogno di strutture pescanti lunghe e di conseguenza le canne dovranno avere le giuste misure per poterle gestire, con dei mulinelli capienti dove caricare un buon nylon dello 0,30/0,35 o un multifibre intorno alle 15/20 lb.
I mulinelli dovranno avere una potenza di recupero importante, una frizione fluida e reattiva ma conservare anche la stessa caratteristica delle canne, quella leggerezza che non dovrà affaticare le nostre braccia e la nostra schiena durante le lunghe e impegnative battute di pesca.
Travi di un buon fluorine dello 0,35 e braccioli in fluorocarbon che varieranno dallo 0,25 allo 0,35 e a volte, sarà necessario anche esagerare con i diametri dei finali, in caso fossimo nelle vicinanze di coralli o rocce taglienti.
Una delle parti fondamentali del nostro terminale: l’amo
Questo uncino che ormai vanta una storica trasformazione di carattere tecnologico e qualitativo, vede un evoluzione che lo porta ad avere oggi delle caratteristiche chiare e decise, improntate sulle varie tecniche di pesca e sulle svariate bocche da perforare.
Le orate si sa, hanno una bocca potente e difficile da trattenere, un palato osseo con presenza di placche lisce e durissime dove molti ami potrebbero rimbalzare e andare a vuoto, ecco perché un primo passo basilare è quello di munirsi di ami di altissima qualità, con punte affilate chimicamente o a laser, di un corpo robusto con filo deciso e una curvatura torta in grado di evitare le slamate.
Le misure variano dal 4 fino al 2/0, perché ogni misura non va solamente in base alla pezzatura che stiamo insidiando, ma anche e soprattutto alle esche che verranno utilizzate. Bisogna capire che non è possibile o meglio non raccomandato, utilizzare la stessa misura di amo per tutte le esche a disposizione come sardina, gambero, granchio o calamaro.
Ogni esca vuole la sua misura, magari il solito modello di amo ma non la solita dimensione che dovrà essere rapportata a quella dell’esca utilizzata, per un innesco ottimale e un minor danneggiamento, in modo da renderla e conservarla il più possibile simile allo stato naturale.
Due le esche fondamentali: Sardina e granchio
Il Granchio: sicuramente l’esca per eccellenza per le orate. Tre i tipi di granchi ottimali, quello nero di scoglio, la granchiella di sabbia ma il granchio verde di laguna è sicuramente quello che da maggiore sicurezza di reperibilità e di catture. I granchi possono essere usati sia interi vivi (specialmente quelli di dimensione medio/piccola) che a pezzi. Il granchio vivo viene innescato con due o tre ami del n. 4/6 posti nelle zampe posteriori. Nel caso di innesco a pezzi si pesca solitamente ami medio piccoli a seconda delle dimensioni dell’innesco e dalla dimensione dei pesci.
La sardina: un tipo di esca che nella pesca dell’orata e non solo ci permette anche di effettuare un’ottima e copiosa pasturazione con i classici pasturatori a sgancio. L’innessco della sarda per l’orata viene fatto sia con due ami in linea , ma anche con il sistema del l’innesco passante ed amo che si ferma in prossimità della testa del pesce azzurro.
Io li pesco così l’orata secondo Valerio Mastracci
Il VETTINO:
A pochi viene in mente di dargli la giusta importanza quando invece, ricopre un ruolo primario. Se è vero che le giornate un po’ perturbate e non proprio tranquille possono arricchire le nostre possibilità di cattura è vero anche che, più sarà movimentata la situazione e più difficile ci verrà leggere le mangiate sul vettino della nostra canna.
Immaginiamo di essere in barca e di ballare un po a causa del vento e del mare, di avere una canna lunga nelle misure sopra descritte e di avere a che fare con un animale dalla mangiata quasi invisibile, come pensiamo di poterci organizzare per leggere il morso sulla vetta della canna ?
Avere delle vette morbidi e sensibili è l’unica soluzione che abbiamo per una pronta ed efficace lettura, quel momento in cui il nostro sparide non mangerà ferocemente ma sgretolerà il boccone da fermo, aspirando senza muoversi, sarà quello in cui dovrà avvenire la ferrata.
Ecco perché non tutte le vette possono andare bene e non è possibile pretendere di catturare questi animali se prima non si hanno chiare certe cose, non ci si improvvisa nel bolentino alle orate ma bensì, ci si organizza per bene e si cerca sempre di far tesoro di ogni informazione ricevuta e catturata.
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