Esca e pesci da bolognese
Nella pesca sportiva esistono delle esche che legano attrezzatura e pesci in maniera determinante. E’ il caso del bigattino.
Bolognese, bigattini e come vedremo in seguito una serie ben specifica di prede, creano un connubio determinante nella pesca da terra. Un’esca come il bigattino, che molti anni fa funzionava solo per i cavedani, carpe, barbi e i carassi è diventata oggi una larva spesso indispensabile per la pesca in mare. Le prime prove di innescare il bigattino nelle acque salate, forse fu semplicemente un tentativo o forse fu utilizzato come esca di ripiego, fatto sta che la larva di mosca carnaria, si è rivelata invece una delle esche più catturanti per insidiare specie come le spigole, i saraghi e le orate e le occhiate.
Esca e pastura
Le larve di mosca carnaria sono al tempo stesso esca e pastura: per pescare con i bigattini occorre pasturare con essi. Sicuramente le minuscole dimensioni ed il ritmico movimento, sono tra le componenti basilari per il successo di tale esca. Proprio il movimento frenetico di questa esca anche una volta in acqua, è captato dai pesci che, anche solo per curiosità, si avvicinano.
Luoghi e pesci
Una buona parte dei pescatori italiani che pescano dalla riva impiegano come canna la bolognese. Pescano all’interno dei porti, là dove è consentito, all’esterno di essi, sulle scogliere naturali, alle foci, e i pesci che insidiano sono spigole, saraghi, occhiate, cefali ed orate. Ecco, dunque, già individuata una buona parte dei pesci sensibili al fascino del bigattino. Oltre alle prede per eccellenza vi sono anche altri pesci, che si lasciano spesso sedurre da tale esca.. Sugarelli, aguglie, sparlotti sono spesso propensi ad attaccarla. Tutti questi pesci hanno caratteristiche alimentari diverse, si cibano cioè in modo differente e vivono, o meglio, sono soliti frequentare più assiduamente, particolari fasce d’acqua. Pasturando con il bigattino si riesce a far muovere i pesci e portarli ad esempio dal fondo sino a mezz’acqua, da mezz’acqua alla superficie e addirittura a radunarli in un’area abbastanza ristretta, precisamente quella del raggio d’azione del nostro amo innescato.
La spigola
Spigola e bigattini è un binomio indiscutibile. Il magnifico serranide si insidia con tale esca lungo tutte le coste italiane. Sicuramente la tecnica della bolognese è quella che maggiormente si addice a questo splendido pesce. Di solito la nostra azione di pesca si protrarrà sul fondo o poco distaccato da esso anche se, nei primi lanci, potrebbe essere interessante e produttivo provare a mezz’acqua: non si sa mai che i pesci si siano smossi alle prime manciatine di esca e non siano saliti incuriositi verso la superficie. La bolognese per la spigola dovrà avere un’azione abbastanza morbida soprattutto perchè la nostra lenza dovrà essere leggerissima. Il galleggiante non sarà mai superiore al grammo e mezzo, mentre il finale difficilmente supererà lo 0,12. Il terminale meglio sempre in fluorocarbon di lunghezza minima di 100/150 centimetri. Piombatura a scalare con poca corrente e maggiormente raccolta con l’aumentare della stessa. Ami dal 12 al 16 innescando da 1 a tre bigatti a seconda della situazione. La spigola si insidia maggiormente durante le ore notturne, ma spesso alle foci dei fiumi o all’interno dei porti abbocca anche durante le ore diurne.
Il sarago
Di solito la pesca ai saraghi con il bigattino avviene con mare leggermente mosso ed acque velate o leggermente torbide. Si pastura nella risacca e si lancia generalmente non troppo distante dalla riva. I saraghi si insidiano a bigattino durante tutto l’arco dell’anno, ma i mesi migliori sono quelli autunnali. In estate, di solito, i pesci che si catturano sono più numerosi, ma chi ne fa le spese è la taglia media che si abbassa notevolmente. La pesca in bolognese al sarago con il mare in scaduta si effettua con canne di lunghezza di 6 metri. Essendo una tecnica propria della pesca nella schiuma, si preferisce sempre un galleggiante del tipo piombato di forma sferica o a pera rovesciata. Tale tipo ha un’ottima stabilità tra le onde ed affonda sotto la trazione del pesce con estrema facilità. La piombatura della lenza essendo il galleggiante già piombato per se stesso, è minima e solitamente raccolta sulla congiunzione tra lenza madre e terminale. Quest’ultimo sarà di lunghezza di circa 80/1\00 centimetri di monofilo di diametro massimo dello 0,12/0,14 a seconda della limpidezza delle acque. L’amo è piccolo, del numero 12 o 14 dettato dall’esca.
L’occhiata
Quando sulle punte delle dighe o lungo le scogliere naturali si incontrano i branchi delle occhiate potremo stare certi che le allamate saranno frequenti. Attenzione però, l’occhiata è un pesce strano ed in condizioni di mare calmo, dopo i primi pesci catturati, il ritmo delle abboccate potrebbe calare drasticamente e la loro cattura potrebbe imporci delle lenze e delle montature decisamente leggere. In caso di mare mosso tutto ci˜ difficilmente si verifica, stiamo comunque attenti al filo della corrente e a dove vanno a finire le larve impiegate per la pastura, per non rischiare di allontanare il branco dalla riva. Anche in questo caso con la bolognese è meglio utilizzare piccoli galleggianti piombati aumentando sensibilmente la lunghezza del finale rispetto a quanto dettato per la pesca del sarago, diminuendo il diametro fino ad uno 0,08 con acqua limpide.
L’orata
Sembra impossibile, ma anche questo pregiatissimo sparide risulta assai sensibile al fascino del bigattino. Lo si pesca sia con il galleggiante e la bolognese e le zone ottimali sono soprattutto la foce, la fiumara e l’interno porto. L’abboccata dell’orata è assai evidente: uno, due tocchetti leggeri, poi una mangiata più decisa e per ferrarla nel momento giusto dobbiamo aspettare qualche secondo in modo che il pesce abbia il tempo di ingoiare l’esca dopo averla assaggiata. La montatura sulla bolognese deve essere effettuata con galleggianti da 1 a 3 grammi a seconda dell’intensità della corrente. Determinante la piombatura della lenza che solitamente è formata da una corona di pallini in modo da far lavorare perfettamente la lenza nella passata. Terminale sottile dello 0,12 ed amo del14/16 per l’innesco da 1 a tre bigattini.
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