Come riconoscere i pesci
Impariamo a riconoscerli ed identificarli
Che cosa conosce l’uomo medio sull’argomento Pesci? Non credo di offendere nessuno se dico che l’ignoranza in materia è piuttosto vasta e diffusa. Tre classi di persone soltanto sono interessate ai pesci: i pescatori, gli acquariofili e gli scienziati. Tutte le altre li conoscono poco e imperfettamente, solo dal punto di vista gastronomico e questa conoscenza è per giunta limitata ad una dozzina di specie al massimo.
I pescatori
Una lunga esperienza ha permesso ai pescatori di imparare un certo numero di cognizioni sulla vita dei pesci, qualche cosa sul loro nutrimento, sulle esche che preferiscono, i fondali dove abitano certe specie e quelli che preferiscono certe altre e poco più.
Gli acquariofili
Altre persone, poco diffuse in Italia, come gli acquariofili, hanno raccolto nelle loro vasche alcune specie ornamentali, quasi sempre d’acqua dolce, e tropicali per giunta, ed hanno appreso qualche altra cosa sulla vita privata di quelle specie, ma anche qui con gravi lacune, dovute soprattutto al fatto che i pesci non erano nel loro ambiente naturale, ma in uno assolutamente artificiale e sovente nemmeno perfettamente idoneo alla loro vita.
Gli Scienziati
Finalmente una terza classe di persone, gli scienziati, si sono occupati dell’argomento, studiando profondamente questi animali da ogni punto di vista, ma i risultati dei loro studi sono quasi sempre sepolti in dotte memorie, o serie pubblicazioni, accessibili solo agli iniziati. Devo aggiungere inoltre che è vero che il pescatore impara a conoscere qualche cosa sui pesci, ma non li vede altro che quando li salpa con la lenze; che l’acquariofilo li può osservare nella loro vita privata, ma in un ambiente artificiale spesso non idoneo e nulla può comprendere della lotta per la vita che essi debbono sostenere a casa loro. Ed infine lo scienziato, che generalmente non li vede altro che sul tavolo del laboratorio, pallido ricordo di ciò che erano in vita.
La suddivisione delle specie
Cercherò quindi di illustrare al massimo ogni specie che solitamente catturiamo, non solo di pesca dalla barca, ma anche da terra, dividendole per: Ordine, Sottordini, Famiglia e Genere soffermandomi su Osservazione della specie, Morfologia, Colorazione, Costumi, Riproduzione Nutrizione, Dimensioni e Distribuzione geografica.
L’Ittiologia
Una piccola nota va fatta sulle fonti dell’Ittiologia, (L‘ittiologia (dal greco: ἰχθύς, ikhthus, “pesce”; e λόγος, logos, “studio”) è il ramo della zoologia che studia gli organismi comunemente intesi come “pesci“, ovvero i pesci ossei (Actinopterygii), quelli cartilaginei (Chondrichthyes) e gli Agnatha, che costituiscono il gruppo di vertebrati più numeroso, viventi nell’idrosfera.) ovvero, quella piccola parentesi storica che ci fa capire da dove ci giungono tutte le nozioni che conosciamo o conosceremo sui pesci. L’inizio della storia dell’Ittiologia sembra sia dovuto ad Aristotele (384-322 a.C.) il quale aveva già una conoscenza perfetta dei pesci. Egli descrisse all’incirca 115 specie di pesci, tutti dell‘Egeo, molti dei quali sono perfettamente identificabili oggi dalle sue descrizioni. Dopo Aristotele seguirono altri autori latini e greci di cui il più celebre fu Plinio il vecchio (Cajus Secundus) morto nel 79 dopo Cristo nell’eruzione del Vesuvio, il quale ci ha lasciato la sua famosa Historia naturalis in 37 libri, nella quale però le conoscenze sui pesci non si differenziano molto da quelle di Aristotele. Per quanto ci si possa meravigliare della esattezza delle conoscenze di Aristotele in un periodo così lontano nel tempo, vi è ancora più da meravigliarsi del fatto che nessun progresso si verificò in questo campo delle scienze naturali per ben 18 secoli dopo la sua morte, e soltanto nel XVI secolo per opera di Belon, Rondelet e Salviani si ebbero le prime opere importanti di ittiologia, tutte pubblicate quasi contemporanea- mente: Belon (De aquatilibus libri duo, Paris 1553), Rondelet (Libri de piscibus marinis, Lugd. 1554 e Universae aquatilium historiae pars altera, Lugd. 1555), Salviani (Aquatilium animalium historia, Roma 1554). L’opera di Salviani, meravigliosa per la bellezza delle tavole, descrive 92 specie di pesci d’Italia, Belon ne descrisse 110 del Mediterraneo e Rondelet 197 marine e 47 d’acqua dolce pure dal bacino del Mediterraneo. Mentre né Aristotele né Salviani accennano a classificazioni sistematiche, Belon e ancora più Rondelet, abbozzano una classifica basata essenzialmente sulla morfologia esterna delle specie descritte. Il titolo di padre dell’Ittiologia moderna spetta però al naturalista svedese Peter Artedi i cui lavori furono pubblicati dal suo connazionale Linneo nel 1745-58. Dopo Linneo, opere importanti di ittiologia furono pubblicate da Bloch (1782-4 e 1785-95) che descrisse 1.519 specie di pesci, da Lacépède (1798-1804) e infine da Cuvier e dal suo allievo Valenciennes che pubblicarono 22 volumi (1828-1848) sui pesci. Il XIX secolo fece compiere un gran passo avanti allo studio dell’ittiologia e sarebbe troppo lungo citare tutti gli scienziati che si occuparono di questa materia.