La Cernia bruna

Ordine:   PERCIFORMI
Famiglia:  Serranidae
Genere: Epinephelus

 

Epinephelus guaza Linneo 1758 – Labrus guaza Linneo 1758 – Perca gigas Brünnich 1768  Serranus gigas Valenciennes 1828 – Cerna gigas Bonaparte 1833

 

OSSERVAZIONI SUL GENERE

Il genere Epinephelus creato da Bloch nel 1793 è da considerarsi sinonimo di Serranus  Cuvier 1817 e di Cerna Bonaparte 1833. Appartiene alla famiglia Serranidae e la sinonimia con il genere  Serranus determina un po’ di confusione in quanto quest’ultimo è riservato da alcuni autori a specie più piccole. (S. scriba, S. cabrilla). Lozano Rey attribuisce le specie che noi descriveremo come Epinephelus, al genere  Serranus, mentre riunisce tutte le piccole specie, nel genere Paracentropristis (P. scriba, P. cabrilla, P. atricauda, e P. hepatus).

La maggioranza però di altri autori concorda nel preferire il nome Epinephelus a Serranus. Per altre notizie, consultare la tavola della Cernia rossa (Mycteroperca rubra). Tortonese nel suo elenco dei pesci del Mediterraneo ha ridotto a quattro le specie di questo genere e precisamente E. guaza ,E. alexandrinus,

E aeneus ed E. caninus, eliminando così E. haifensis ed E. sicanus, specie descritta nel 1882 da Doderlein in base ad un unico esemplare preso nelle acque della costa settentrionale della Sicilia e non più ritrovata in seguito. E molto dubbia la validità di questa specie che, probabilmente, deve essere considerata sinonima di E. caninus. Per quanto riguarda E. haifensis si tratta di una specie nuova recentemente trovata nelle acque Israeliane da BenTuvia (1953) considerata in un primo tempo un esemplare giovanile di E. guaza. Recentemente però, George e Athanassiou (1966), che ne hanno esaminato diversi esemplari delle coste del Libano, ritengono di dover modificare la loro primitiva ipotesi che li spingeva a considerarli ecofenotipi di E. guaza per confermare la validità della specie haifensis. Il genere Epinephelus è composto da specie con corpo oblungo poco compresso lateralmente e ricoperto di piccole scaglie cicloidi o denticolate sul margine libero. La bocca è ampia, munita di varie file di denti che sono presenti anche nel vomere e sui palatini. Il mascellare ben visibile è fornito di un osso supplementare. La lingua è liscia, il preopercolo è dentellato più o meno all’angolo inferiore e l’opercolo possiede da una a tre spine. La dorsale è unica. La anale con 3 spine e 8-9 raggi molli.

MORFOLOGIA DELLA SPECIE

Corpo grande, ovoidale rivestito di scaglie ciloidi con testa grossa munita di bocca molto ampia con la mandibola lievemente prominente e coperta di minutissime squame, Il mascellare superiore è invece nudo. In ambo le mascelle esistono anteriormente quattro denti caniniformi non molto sviluppati dietro i quali ve ne sono altri più piccoli inclinati posteriormente e incurvati. A proseguimento di questi in ogni ramo delle mascelle vi sono tre o più file di denti piccoli, cardiformi che si riconducono a sole due file nella estremità posteriore. La pinna dorsale è unica con 11 raggi spinosi e da 13 a 16 molli, la codale è a bordo tondeggiante. Lozano Rey e Fowler pensano che la specie E. caninus non sia valida ma che corrisponda ad esemplari molto adulti di E. guaza. Altri autori come Doderlein, Vinciguerra, Stein-dachner, tra gli antichi e altri tra i moderni ritengono che esistono differenze sostanziali tra le due forme da rendere valide ambedue le specie.

COLORAZIONE della Cernia bruna

Fondamentalmente è bruna cioccolata sul dorso e giallo o arancio sul ventre. Quando è in vita sono ben visibili specialmente sott’acqua, delle macchie verdi giallastre disposte in maniera variabile sui fianchi e sulla testa. Spesso tali macchie sono così evidenti da formare delle bande verticali. Dopo la morte dell’animale e dopo un certo tempo di esposizione all’aria, tutte le macchie scompaiono e la colorazione assume una tinta uniforme bruno scura sul dorso e sui fianchi e giallastra sul ventre.

COSTUMI della Cernia bruna

Vive in fondi rocciosi a profondità variabili da 8-10 metri fino a 120 e forse oltre. Ha abitudini molto sedentarie e una volta scelta una determinata zona di caccia dove esista a sua disposizione una tana ben protetta tra gli scogli, non si allontana da quel posto magari per anni. E’ molto sospettosa e vorace. Spesso si avvicina alla costa anche in basse profondità, specie quando è giovane. I grossi esemplari però si mantengono sempre sul fondo. Specie di acque temperate non resiste alle basse temperature.

RIPRODUZIONE della Cernia bruna

Molto poco è ancora oggi conosciuto sul periodo riproduttivo e sulle forme larvali e post larvali di questa specie.  Spartà ottenne una femmina con organi sessuali maturi il 31 luglio del 1935 da cui potè ottenere delle uova. Queste uova sono rivestite di muco e in tali condizioni affondano mentre libere galleggiano.

NUTRIZIONE della Cernia bruna

Nettamente carnivora. Predilige i molluschi cefalopodi.

ACQUARI

Vive benissimo in acquario. Nell’acquario di Monaco una cernia è vissuta per 29 anni. Alla morte era lunga 81 cm. e pesava 11 kg.

PESCA della Cernia bruna

Viene catturata sia trainando con il vivo specialmente calamaro, ma spesso anche con la tecnica del light drifting. Vivendo quasi esclusivamente cicino alla tana, nella maggior parte dei casi vi si ripara subito dopo allamata rendendo impossibile il suo recupero.

DIMENSIONI della Cernia bruna

Dopo l’ E. caninus è il più grosso degli Epinephelus che vivono nei nostri mari. Doderlein, scrive che può arrivare fino a 40 kg. di peso. Recentemente ne è stata catturata una di ben 65 chilogrammi nelle acque di Favignana. Il caninus invece, sempre secondo può raggiungere i 90 kg.

DISTRIBUZ. GEOGRAFICA della Cernia bruna

Comune in tutto il Mediterraneo escluso il Mar Nero, Nell’Atlantico Orientale dalle coste inglesi al Capo di Buona Speranza e sembra anche sulle coste del Brasile.

 

Record IGFA

Il record Mondiale IGFA  “all Tackle” del della Cernia Bruna è detenuto da Luca Bonfanti. La Cernia da lui catturata a Porto Cervo, Sardegna, il 5 novembre 1990 pesava Chilogrammi 21.25