Le tecniche di pesca praticabili
Light Drifting
Forse non tutti sanno che proprio Marco Meloni insieme all’amico Alessandro Righini sono stati i fautori negli anni ottanta di questo modo di pescare. Proprio a Piombino è nato il light drifting una tecnica di pesca che si esercita dalla barca solitamente ancorata, sfruttando al massimo l’effetto della pastura per portare in mangianza i pesci. E’ interessante notare come questa tecnica di pesca non abbia dei precisi canoni applicativi, tanto da potersi considerare un ibrido derivato da due tecniche quali il bolentino e il big game, e dove ognuno di noi può infondere qualcosa di personale, dalla realizzazione delle lenze alla scelta dei galleggianti, dal metodo di pasturazione alle esche. La tecnica del light drifting può essere suddivisa in tre fasce di pesca proprio a seconda dei pesci a cui viene rivolto: la tecnica leggerissima che abbraccia la fascia dei piccoli pesci, la media che rivolge le sue attenzioni a pesci appunto di media taglia, e quella pesante quando le prede sono pesci estremamente combattivi e di taglia considerevole. Si pratica con successo tutto l’arco nei dintorni dell’Isola d’Elba sia nella combinazione di mezza giornata che di intera giornata anche se nelle ore pomeridiane si registra un notevole calo dell’attività dei pesci.
Drifting al tonno gigante
La pesca al pregiato tonno rosso è un classico delle scuole di pesca. E’ questo un tipo di pesca che viene insidiato con la barca ancorata o alla deriva nella tecnica del drifting, pasturando con la sarda ed utilizzando contemporaneamente 4 o 5 canne in pesca. E’ la classica uscita per coloro che vogliono nella pesca catturare uno dei pesci sportivi più grossi del Mediterraneo.
Per tale tecnica è consigliabile l’uscita di intera giornata
Il bolentino
La tecnica del bolentino nasce moltissimi anni or sono, prima della nascita delle prime canne da pesca. Infatti, il bolentino, e questo fino a pochissimi anni fa, era praticato esclusivamente solo con la lenza a mano chiamata filaccione o correntina. Oggi naturalmente è cambiato molto se non tutto, la canna con mulinello ha sostituito la lenza a mano, i terminali sono divenuti più sofisticati, ed anche la tecnica ha subito delle variazioni nell’effettuazione. I cambiamenti principali, a parte l’evoluzione vera e propria, si sono avuti nella diversificazione dei vari tipi di bolentino praticabili. Se prima si parlava di bolentino in generale oggi si parla di bolentino sottocosta, di medio fondale, di alto fondale e di bolentino di profondità. Quattro tecniche di pesca che sono totalmente diverse tra loro.
Si pratica con successo per tutto l’arco sia nella combinazione di mezza ed intera giornata; a seconda della stagionalità cambiano le prede e le zone di pesca
La Traina
Anche questa tecnica possiamo dire che risale agli albori della pesca sportiva ed anche qui i progressi fatti dal passare degli anni sono stati molteplici. Tre i tipi di traina che danno i maggiori risultati: quella d’altura, la traina con il monel e la traina con il vivo. Nel primo caso la pesca viene effettuata ai piccoli pelagici. Palamite, alletterati e lampughe sono le prede che solitamente si catturano trainando in superficie con gli artificiali. La traina con il monel è un tipo di pesca molto particolare, non tanto sportiva, ma spesso molto fruttuosa. Definisco questo tipo di pesca poco sportiva perchè il suo svolgimento avviene appunto con il monel, ovvero un cavo di acciato di ridotto diametro che ha la funzione di far affondare l’artificiale. Data la pesantezza del cavo e la profondità di pesca è obbligatorio l’impiego del mulinello elettrico che serve ad aiutare il pescatore durante le difficoltose fasi di recupero. Negli ultimi anni per cercare i pesci abbiamo dovuto affondare ancora maggiormente sino ad arrivare oggi ad impiegare spesso oltre 500 metri di monel per raggiungere i 40/50 metri (zona dove si trovano i dentici più grossi). Infine la tra traina con il vivo, senza dubbio una delle tecniche che maggiormente qualifica il pescatore sportivo. Dentici e ricciole sono le prede abituali con catture occasionali di cernie. Questa tecnica è naturalmente relegata alla cattura dell’esca viva calamari, seppie, alacce e sugarelli sono le migliori. L’Arcipelago Toscano, con la Corsica vicina è un luogo dove la traina spesso di pratica con molto successo anche se spesso le zone dove viene effettuata sono molto distanti l’una dall’altra. La traina d’altura ai piccoli pelagici si effettua dalla fine dell’estate a tutto l’autunno, quella con il monel da maggio a ottobre e quella con il vivo da aprile a dicembre.
Il Palamito
La pesca con il palamito o parangale per pescatori sportivi è regolamentata dalla legge con un massimo di 200 ami per barca, indipendentemente dalle persone che sono a bordo. Con il passare degli anni i pescatori sportivi hanno evoluto il proprio modo di pescare con il palamito allargando il suo uso e basandolo su quelle che poi sono le esigenze di chi, bene o male deve catturare il pesce per portarselo in tavola. Per questo motivo il palamito del dilettante si è evoluto nel corso degli anni fino a creare oggi una diversificazione dell’attrezzo in base al tipo di fondale, ai pesci insidiati e persino all’esca utilizzata. Una prima scissione del parangale si ha in base alla tipologia del luogo di utilizzo e quindi lo stesso si differenzia in:
- palamito da sottocosta
- palamito di medio fondale
- palamito d’alto fondale
- palamito di profondità