Nodi da pesca

I nodi: generalità

Non si può essere buoni pescatori senza conoscere a fondo i nodi e le caratteristiche delle lenze impiegate per eseguirli. I nodi si dividono in cinque gruppi, a seconda del loro impiego:

  • nodi per ami, girelle, artificiali;
  • nodi per asole, cappi e doppiature di lenza;
  • nodi per unire o collegare due lenze;
  • nodi per impiombature, cavi e trecce d’acciaio;
  • nodi per usi particolari (nodi di sgancio per piombo guardiano, outrigger, downrigger ecc.

E’ pur vero che alcuni nodi si possono adattare a più impieghi rientrando in più di un gruppo, ma il loro limite di utilizzo viene dato dal rispettivo spettro di utilizzo.Non esistono nodi universali, con i quali cioè si può far tutto. Lo spettro di utilizzo di un nodo è determinato dal tipo di filo impiegato e dal suo diametro; in termini pratici ogni nodo garantisce le migliori prestazioni solo con certi tipi di filo e solo entro determinati diametri. I tipi di filo più impiegati nella pesca sportiva sono il nylon, il dyneema, monel, il cavo e la treccia d’acciaio. Ad ogni tipo di materiale corrispondono determinati nodi e tali nodi forniscono le migliori prestazioni in termini di carico di rottura, ripetibilità ed affidabilità soltanto entro un certo range diametrico. Chiariamo questo importante concetto. Il carico di rottura di un nodo viene indicato in percentuale, riferito al carico di rottura del filo impiegato dichiarato dal fabbricante. Soltanto pochi nodi possono arrivare a valori prossimi al 100% del carico di rottura del filo, e in ogni caso molto dipende da come tale nodo viene eseguito. E’ per questo che talvolta un nodo, che viene dichiarato come resistente dell’85% rispetto al carico di rottura della lenza, eseguito alla perfezione, può reggere di più di un nodo dichiarato come resistente al 98% ma eseguito male. Non solo. Lo stesso nodo eseguito da due mani diverse può avere carichi di rottura molto distanti tra loro, e lo stesso nodo eseguito dalla stessa mano può avere anch’esso risultati dissimili. Questa incostanza di risultati è chiamata fattore di ripetibilità, che è la capacità di un nodo di fornire valori di carico di rottura più o meno costanti. I motivi di questa incostanza di risultati sono molteplici, quasi tutti riconducibili all’esecuzione del nodo. Questa ripetibilità, espressa sempre anch’essa in valori di percentuale riferiti al carico dirottura del nodo, varia a seconda del diametro di filo impiegato per la sua esecuzione: in pratica vi sono nodi che hanno valori di ripetibilità costanti e nodi che, a seconda del diametro, forniscono valori molto diversi. L’affidabilità, invece, è il valore in percentuale del carico di rottura ottenibile, in media, da ciascun nodo. Dato che i nodi, così come i monofili, danno valori di rottura differenti qualora testati “secchi” o “bagnati”, è necessario individuare le condizioni ideali o ottimali per la testatura. Infatti una lenza bagnata — e di conseguenza un nodo bagnato — può dare valori di carico di rottura inferiori sino al 15% rispetto agli stessi rilevabili in condizioni di lenza secca. Ricordo a tal proposito che un monofilo di nylon può assorbire sino al 9% del suo volume di acqua: è questo un dato da tenersi in debita considerazione, visto che, ovviamente, si pesca con la lenza bagnata, non secca, i cui valori di massima, pertanto, devono esser presi come puro riferimento teorico.

Come eseguire i nodi

Pochissimi pescatori sono portati ad eseguire tutti i nodi: piuttosto, tendono a scegliere quei sette-otto a loro più congeniali e ad impiegare sempre quelli. Questo, da un certo punto di vista, può anche andar bene; in fondo sono una ventina i nodi fondamentali. Ma vi posso assicurare che quel piccolo sforzo in più per andare oltre vi ripagherà enormemente. Comunque, al di là del numero dei nodi che deciderete di imparare, ricordatevi che non è che conti tanto il saper fare il numero maggiore di nodi, quanto piuttosto è essenziale il sapere come eseguirli bene. Infatti, un nodo quasi perfetto (il quasi” è sempre d’obbligo), presenta tre qualità o fasi. Esso è

  • ben eseguito;
  • ben serrato;
  • ben trimmato.

Soltanto con la pratica e l’allenamento si può acquisire una buona padronanza di tutte e tre le fasi.

Vediamole nelle loro peculiarità.

a) Esecuzione. I nodi si imparano prima con la mente, memorizzandone i vari passaggi, e poi con le mani. Ogni passaggio deve essere eseguito alla perfezione, altrimenti il nodo si serrerà male. La pratica e l’allenamento costante faranno il resto. E’ d’obbligo la lubrificazione del nodo con saliva o acqua prima del suo completo serraggio. Se non siete ben sicuri della sua corretta esecuzione, tagliatelo e rifatelo da capo.

b) Serraggio. Questa è la fase più importante del nodo. E’ perfettamente inutile eseguire bene un nodo in tutti i suoi passaggi, se poi non si serra bene. Innanzitutto è doveroso dire che perché un nodo possa offrire realmente il suo carico di rottura ottimale, deve essere serrato correttamente, il che significa serrarlo con una forza pari almeno al 65% del valore di tale carico. Il serraggio del nodo va eseguito applicando una forza costante, progressiva, senza colpi secchi.

c) Trimming. Vocabolo di chiara derivazione anglosassone, che sta a significare l’operazione di taglio del capo libero della lenza una volta eseguito il nodo; operazione che è buona norma fare con un semplice tagliaunghie, il Trim appunto. Mai farlo con sigarette o fiamma d’accendino. Il taglio va eseguito a circa due millimetri dal nodo per monofili sino allo 0.40, tre millimetri per quelli oltre 1,0.